Uno scorcio sul rapporto tra Giovanni Tesio e Primo Levi su "La Repubblica Torino". Intervista di Francesca Bolino al nostro autore Giovanni Tesio, curatore delle antologie sulla Shoah in poesia Nell’abisso del lager. Voci poetiche sulla Shoah. Un’antologia (2019) e l'uscita 2021 Nel buco nero di Auschwitz. Voci narrative sulla Shoah in prosa. Ricordiamo anche la monografia dedicata Primo Levi in Primo Levi: ancora qualcosa da dire. Conversazioni e letture tra biografia e invenzione (2018)
«Vorrei iniziare proprio da Primo Levi, e parlare del vostro rapporto, degli incontri, e delle conversazioni . Che uomo era?
Una persona che sapeva accogliere, era curioso e anche questo è una cifra di umanità. L'ho incontrato per la prima volta nel '78. Ero uno studioso, avevo letto Se questo è un uomo [...]
Cosa le ha insegnato?
Il gusto per la parola, la precisione, la capacità di non far uso, se non per qualche eccezione delle "zeppe", quei modi di dire che spesso inseriamo nelle frasi o nei discorsi come riempitivi. Per esempio "per così dire". Era un uomo di grande controllo razionale, forse anche eccessivo, tanto che la sfera emotiva che lui chiamava "l'inquilino del piano di sotto" agiva in lui ma era compressa. E poi è esplosa...
Un maestro ma anche un amico?
No la nostra non è mai stata amicizia. Con lui non mi confidavo. E lui non si è mai aperto con me. È stato un rapporto di studio e collaborazione. [...]
E quella della parola, più che una passione, è un prendersi cura?
È anche una questione di gusto, come le raccontavo...uno degli insegnamenti di Primo Levi! Quando facevo le magistrali ed ero in famiglia a Pancalieri, abitavamo in una casa di ringhiera. Ricordo che ripetevo le mie lezioni a voce alta, andando su e giù per il ballatoio. Avevo l'esigenza, forse innata in me. di trovare le parole giuste per rielaborare e riferire in modo autonomo ciò che avevo imparato. ..»
SCOPRI LE ANTOLOGIE:
Nel buco nero di Auschwitz. Voci narrative sulla Shoah in prosa.
«Che romanzi volete che ci siano, dopo Auschwitz e Buchenwald?» scriveva Carlo Levi, riflettendo sulle possibilità letterarie del “dopo”. Eppure molti hanno scritto, in tempi e modi diversi, rispondendo a un bisogno e anche a un dovere, a una necessità morale. Alcuni di essi, tra i più significativi, sono raccolti in questa antologia, da Primo Levi ad Anne Frank, da Etty Hillesum a Jean Améry, da Peter Weiss a Friedrich Dürrenmatt e David Grossman, presentando insieme – seppur separati – sia chi, avendo vissuto l’esperienza del lager, ne ha dato testimonianza sia chi, invece, non avendola vissuta personalmente, ne ha però fatto oggetto di elaborazione letteraria.
Nel buco nero di Auschwitz è un’antologia che «nel nome dei senza voce, dice quanto può attraverso la voce di chi è sopravvissuto e di chi su quelle voci ha costruito il racconto infinito dell’offesa che non deve sottomettersi a nessuna vergogna» (Giovanni Tesio). Vale la pena ricordare, infine, che la presente antologia dedicata alla prosa della Shoah fa dittico con la precedente antologia dedicata alla poesia, Nell’abisso del lager (2019).
Nell’abisso del lager. Voci poetiche sulla Shoah. Un’antologia
«Dopo Auschwitz scrivere ancora poesie è barbaro» è la frase del filosofo Adorno che ha suscitato tante polemiche ma anche stimolato a riscoprire le voci poetiche più intense della Shoah, per la prima volta qui riunite in un’antologia internazionale. Emerge soprattutto il loro valore di testimonianza, di presa diretta e di riflessione, che non attenua l’importanza anche estetica dei testi di Paul Celan o Nelly Sachs, di Dietrich Bonhoeffer o Mario Luzi, fino ad Antonella Anedda ed Erri de Luca. Un libro che scuote le coscienze con la forza della poesia: per non dimenticare che, come ha scritto Primo Levi nella Tregua, «guerra è sempre».
Primo Levi in Primo Levi: ancora qualcosa da dire. Conversazioni e letture tra biografia e invenzione
Un volume che fa il punto su Primo Levi e la Shoah lasciando parlare lo scrittore grazie a una serie di interviste raccolte da Giovanni Tesio e a documenti d’archivio, tra cui autografi e fotografie. Un ritorno a Levi per appassionati lettori ma anche per insegnanti che vogliono approfondire con i propri studenti la figura di uno scrittore centrale per comprendere gli orrori della guerra e il Novecento, senza dimenticare che «Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo».
«Vorrei iniziare proprio da Primo Levi, e parlare del vostro rapporto, degli incontri, e delle conversazioni . Che uomo era?
Una persona che sapeva accogliere, era curioso e anche questo è una cifra di umanità. L'ho incontrato per la prima volta nel '78. Ero uno studioso, avevo letto Se questo è un uomo [...]
Cosa le ha insegnato?
Il gusto per la parola, la precisione, la capacità di non far uso, se non per qualche eccezione delle "zeppe", quei modi di dire che spesso inseriamo nelle frasi o nei discorsi come riempitivi. Per esempio "per così dire". Era un uomo di grande controllo razionale, forse anche eccessivo, tanto che la sfera emotiva che lui chiamava "l'inquilino del piano di sotto" agiva in lui ma era compressa. E poi è esplosa...
Un maestro ma anche un amico?
No la nostra non è mai stata amicizia. Con lui non mi confidavo. E lui non si è mai aperto con me. È stato un rapporto di studio e collaborazione. [...]
E quella della parola, più che una passione, è un prendersi cura?
È anche una questione di gusto, come le raccontavo...uno degli insegnamenti di Primo Levi! Quando facevo le magistrali ed ero in famiglia a Pancalieri, abitavamo in una casa di ringhiera. Ricordo che ripetevo le mie lezioni a voce alta, andando su e giù per il ballatoio. Avevo l'esigenza, forse innata in me. di trovare le parole giuste per rielaborare e riferire in modo autonomo ciò che avevo imparato. ..»
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«Che romanzi volete che ci siano, dopo Auschwitz e Buchenwald?» scriveva Carlo Levi, riflettendo sulle possibilità letterarie del “dopo”. Eppure molti hanno scritto, in tempi e modi diversi, rispondendo a un bisogno e anche a un dovere, a una necessità morale. Alcuni di essi, tra i più significativi, sono raccolti in questa antologia, da Primo Levi ad Anne Frank, da Etty Hillesum a Jean Améry, da Peter Weiss a Friedrich Dürrenmatt e David Grossman, presentando insieme – seppur separati – sia chi, avendo vissuto l’esperienza del lager, ne ha dato testimonianza sia chi, invece, non avendola vissuta personalmente, ne ha però fatto oggetto di elaborazione letteraria.
Nel buco nero di Auschwitz è un’antologia che «nel nome dei senza voce, dice quanto può attraverso la voce di chi è sopravvissuto e di chi su quelle voci ha costruito il racconto infinito dell’offesa che non deve sottomettersi a nessuna vergogna» (Giovanni Tesio). Vale la pena ricordare, infine, che la presente antologia dedicata alla prosa della Shoah fa dittico con la precedente antologia dedicata alla poesia, Nell’abisso del lager (2019).

«Dopo Auschwitz scrivere ancora poesie è barbaro» è la frase del filosofo Adorno che ha suscitato tante polemiche ma anche stimolato a riscoprire le voci poetiche più intense della Shoah, per la prima volta qui riunite in un’antologia internazionale. Emerge soprattutto il loro valore di testimonianza, di presa diretta e di riflessione, che non attenua l’importanza anche estetica dei testi di Paul Celan o Nelly Sachs, di Dietrich Bonhoeffer o Mario Luzi, fino ad Antonella Anedda ed Erri de Luca. Un libro che scuote le coscienze con la forza della poesia: per non dimenticare che, come ha scritto Primo Levi nella Tregua, «guerra è sempre».

Un volume che fa il punto su Primo Levi e la Shoah lasciando parlare lo scrittore grazie a una serie di interviste raccolte da Giovanni Tesio e a documenti d’archivio, tra cui autografi e fotografie. Un ritorno a Levi per appassionati lettori ma anche per insegnanti che vogliono approfondire con i propri studenti la figura di uno scrittore centrale per comprendere gli orrori della guerra e il Novecento, senza dimenticare che «Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo».
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