Angelo Del Boca: da narratore a giornalista e storico
(1925-2021)
Per ricordare il nostro autore, massimo storico del colonialismo italiano, giornalista e scrittore, scomparso quest’anno all’età di 96 anni, riproduciamo la nota biobibliografica di Roberto Cicala pubblicata nell’edizione Interlinea del suo esordio, L’anno del giubileo.
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Angelo Del Boca è nato a Novara nel 1925. Inizia a scrivere giovanissimo e già sedicenne propone, senza fortuna, unromanzo all’editore Bompiani. Si iscrive nel 1943 all’università di Torino seguendo le lezioni di Piero Pieri, EttoreParatore e Ferdinando Neri, ma la necessità di trovare unlavoro – nel frattempo si sposa e nasce una figlia – gli impedisce di completare gli studi. Gli capita di fare anche ilcartellonista e il presentatore. Dopo una dura esperienzanei campi di istruzione tedeschi, riesce a partecipare allaguerra di Liberazione come partigiano della prima Divisione Giustizia e Libertà nel Piacentino.
Sono proprio i ricordi e gli insegnamenti del periodo della guerra a stimolare la scrittura dei primi racconti, d’atmosfera neorealista, subito proposti da Vittorini sul “Politecnico”, mentre altri escono nella “Rassegna d’Italia” di Flora esulla terza pagina della “Gazzetta del Popolo”, allora curatada Lorenzo Gigli. Alcuni confluiscono nel libro Dentro mi è nato l’uomo, che Giulio Einaudi decide di pubblicare nel1947 (con la data di edizione del 1948) tra i primi titoli della nuova collana “I coralli”, inaugurata quello stesso anno,sotto la guida di Pavese, da È stato così della Ginzburg. Nella stessa serie esce, qualche mese dopo, il romanzo di formazione del ventiduenne novarese L’anno del giubileo, cheappare come una rivelazione e che si aggiudica il premioSaint Vincent 1948 per la narrativa, concorrendo con Moravia, Rea, Betti e altri e superando, nella scelta finale, anche ilcapolavoro di Primo Levi Se questo è un uomo soltanto perché opera non di fantasia. Lo premia, con i vincitori Gatto e Solmi per la poesia, una giuria autorevole presieduta da Ungaretti e composta da Bargellini, Bernardelli, Bonfantini,Gigli, Lajolo, Natalia Ginzburg, Titta Rosa, Vittorini.
Nel 1950, dopo una collaborazione di due anni alla pagina culturale, è assunto dalla “Gazzetta del Popolo” comeinviato speciale all’estero, incarico che lo porta a seguireper diciotto anni i più importanti avvenimenti in Africa e inMedio Oriente assistendo, tra l’altro, al processo di decolonizzazione che investe l’intera area e alla creazione di realtàcome il Senegal di Sédar Senghor, per fare un esempio. Nascono centinaia di articoli e alcuni libri, come L’Africaaspetta il 1960, un rapporto sull’indipendenza di otto excolonie francesi e inglesi; Apartheid: affanno e dolore, suglispietati metodi della segregazione sudafricana, che è un’opera rivelatrice della tensione etica e civile dell’autore; edesce il saggio Un envoyé special dans l’Aurès, dedicato agliinizi della rivolta algerina e pubblicato da Sartre nel numero di dicembre 1955 di “Les Temps Modernes”.
La storia e l’attualità ormai prevalgono sull’ispirazioneper la scrittura narrativa, che così si esaurisce benché escano ancora nel 1963 i racconti intitolati La scelta. Negli annisessanta indaga anche il fenomeno neofascista nel segno diI «figli del sole». Mezzo secolo di nazifascismo nel mondo, unlibro scritto insieme con Mario Giovana che esce da Feltrinelli nel 1965. Il cuore del suo impegno e del suo interesseresta in Africa, in particolare nelle ex colonie italiane; infatti nello stesso anno ancora Feltrinelli pubblica La guerrad’Abissinia, scritto andando per la prima volta ad ascoltarela testimonianza degli etiopici con una ricchissima documentazione sia d’archivio sia di testimonianze orali. Sonoricerche premiate da traduzioni in molte lingue (per faredue soli esempi immediati in lingua inglese: nel 1969 TheEthiopian War 1935-1941 dalla University of Chicago Presse Fascism today dalla Random House di New York) e riconoscimenti (per ben due volte il Saint Vincent per il giornalismo: nel 1957 con un reportage sull’India e nel 1965per le inchieste condotte in Africa).
Nel 1968 lascia Torino e la “Gazzetta” e si trasferisce aMilano per lavorare al “Giorno” come caporedattore, continuando un’intensa attività di studio sul mondo colonialeitaliano che ottiene infine l’attenzione dell’editore Vito Laterza, il quale, dal 1976, decide di avviare la pubblicazionedell’opera complessiva Gli italiani in Africa Orientale, seguita da Gli italiani in Libia, in più volumi: oltre cinquemila pagine di documentazione accurata e di ricostruzionestorica puntuale che dopo trent’anni sono ancora ristampate negli Oscar Mondadori.
Intanto nel 1981 lascia il giornalismo, cui aveva anche dedicato Giornali in crisi, una ricerca promossa dalla Fondazione Agnelli sulla stampa quotidiana nel mondo, anche se collabora ancora, nel decennio successivo, al “Messaggero” e al “Corriere della Sera” con articoli di taglio storico. La scelta di dedicarsi a tempo pieno alla ricerca porta Del Boca, che oggi vive a Torino, a essere considerato il maggiore storico del colonialismo italiano, con riconoscimenti accademici – due lauree honoris causa a Torino e Lucerna – e con incarichi di prestigio, come la presidenza dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Piacenza, con la direzione della rivista “Studi piacentini”.
Angelo Del Boca si è spento il 5 luglio 2021.
Roberto Cicala
(da Nota biobibliografica, in Angelo Del Boca, L’anno del Giubileo, presentazione di Giorgio Bárberi Squarotti, Interlinea, Novara 2003, pp. 269-271, con bibliografia completa)
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