È notizia di qualche giorno fa l’arresto del boss di 'Ndrangheta Francesco Pelle, latitante da anni e trovato in una clinica di Lisbona dove era in cura per il Covid. Fu condannato all'ergastolo in via definitiva nel 2019 quale mandante della strage del 24 dicembre 2006, in cui fu uccisa Maria Strangio, moglie del capoclan avversario Giovanni Luca Nirta. Episodio, questo, da inserirsi nella cosiddetta faida di San Luca, le cui origini risalgono addirittura al lontano 1991, tra i Pelle-Vottari e i Nirta-Strangio, e che fu prologo della strage di Ferragosto 2007 a Duisburg, in Germania, che portò alla morte di sei persone. È quasi strano sentire parlare di mafia in questo periodo: ormai le notizie riguardano principalmente il fenomeno del Covid-19, e quelli che prima erano argomenti di rilievo nei notiziari, oggi sono messi in secondo piano.
Eppure, se ci pensiamo, quello della mafia è una delle questioni che più fanno discutere e hanno fatto discutere negli anni, e che nel tempo è stata oggetto di numerose interpretazioni. Non è da molto, infatti, che si è arrivati a vedere la mafia come un fenomeno sociale e storico che interessa tutto il Paese e che affonda le sue radici proprio nella particolare storia della nostra nazione, ben prima della sua Unità. Quando si parla di mafia, bisogna sempre ricordarsi che si tratta di un fenomeno che può essere raccontato e percepito in modi molto diversi, ed è importante che alla base dei vari discorsi che si fanno sulle mafie (e del fenomeno mafioso è fondamentale che se ne parli il più possibile) non ci siano interpretazioni, ma fatti, studi, ricerche. Materiale che può emergere, ad esempio, grazie alla storiografia.
Uno degli aspetti che forse hanno avuto meno rilievo nello studio della nascita e dell’evoluzione delle mafie è il rapporto tra mafia e brigantaggio. Nel suo Brigantaggio italiano. Considerazioni e studi nell’Italia unita, Marco Vigna osserva il fenomeno da diverse angolazioni, partendo da ciò che fu realmente il brigantaggio (ovvero non «un impulso generoso di ribellione contro la povertà e la disuguaglianza, contro l’avidità della classe dirigente e l’oppressione di uno stato lontano e indifferente […], ma innanzitutto un fenomeno criminale di straordinaria e gratuita ferocia», ci anticipa Alessandro Barbero nella sua presentazione), fino ad arrivare alle innumerevoli interpretazioni di cui è stato oggetto, parlandone anche dalla prospettiva del suo rapporto con la mafia.
Grazie a un immenso lavoro di ricerca storiografica l’autore cerca di fare luce, lasciando da parte le interpretazioni e facendo parlare le fonti, su di una ferita che il nostro Paese porta sulla sua pelle sin dalla sua Unità, e che ha proprio nel suo rapporto con la mafia un aspetto che ha fatto discutere (e farà ancora discutere) per molto tempo, ed è anche grazie alla rigorosità del saggio storico che questo discorso può diventare una solida base per comprendere il nostro Paese nella sua storia e nella sua contemporaneità.
Articolo di Giacomo Rebecchi
Immagine: Briganti italiani sorpresi dalle truppe pontificie - Horace Vernet (1789-1863).
Inserisci un commento