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La cambiale dei Mille e altre storie del Risorgimento

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La cambiale dei Mille e altre storie del Risorgimento
titolo La cambiale dei Mille e altre storie del Risorgimento
autore
Argomento Storia Saggistica storica
Collana Alia, 32
marchio Interlinea
Editore Interlinea
Formato
libro Libro
Pagine 320
Pubblicazione 2011
ISBN 9788882127671
 
14,00 13,30
 
risparmi: € 0,70
Spedito in 2-3 giorni
Massimo Novelli sul libro La cambiale dei Mille
"Quelli del Risorgimento non furono anni tristi, men che mai noiosi; anzi non ci sono nella nostra storia episodi più eroicamente festosi, concitati, coloriti, persino un poco matti", dei quali la gran massa degli italici di oggi ben poco conosce. Il Risorgimento è colmo di storie emozionanti, umanissime, commoventi, e di uomini e di donne che sperarono, soffrirono, patirono la galera, combatterono, vissero e, in molti casi, morirono, per la patria, l'indipendenza, la libertà, la giustizia, l'eguaglianza. Di loro si occupa questo libro, che ha lo scopo di far rivivere episodi e personaggi a volte decisivi, a volte apparentemente minori, in taluni casi poco noti oppure venuti alla luce di recente. Tra i protagonisti il rivoluzionario conte Carlo Bianco di Saint Jorioz, il capitano e avventuriero Celso Cesare Moreno, il sergente Cirio. Senza dimenticare l'industriale Alessandro Antongini, che finanziò i Mille, la garibaldina Tonina Marinello e la conturbante contessa Maria Martini.
 

Biografia dell'autore

Massimo Novelli

Massimo Novelli
Massimo Novelli nato nel 1955 a Torino dove vive, è scrittore e giornalista (redattore e inviato a “la Repubblica” per oltre vent’anni e poi collaboratore di “Il Fatto Quotidiano” e “Il Mattino” di Napoli). È autore di diversi libri di storia risorgimentale e napoleonica, tra cui La cambiale dei Mille e altre storie del Risorgimento per Interlinea e Vita breve e rivoluzioni perdute di Napoleone Luigi Bonaparte per Aragno. Ha curato la ristampa di opere di Giovanni Arpino, Guido Seborga e Stefano Terra, tra gli altri. Nel 2021 ha pubblicato con Interlinea Donne libere. Amanti, patriote, eroine e pensatrici nel secolo dei lumi.

 

Notizie che parlano di: La cambiale dei Mille e altre storie del Risorgimento

Massimo Novelli raccoglie in "La cambiale dei mille e altre storie del Risorgimento" alcuni episodi che sottolinenano la bellezza e l'importanza del sacreficio compiuto per unire l'Italia: un ventaglio di storie e personaggi decisivi per il nostro paese.

La rivoluzione divampò ad Alessandria nella notte fra il 9 e il 10 marzo del 1821. Agli ordini del conte Isidoro Palma di Borgofranco e del tenente Giuseppe Garelli, i militari insorti, che appartenevano alla società segreta dei Federati, spalancarono i cancelli e i portoni della Cittadella per lasciare entrare i reparti degli altri congiurati, tra cui spiccavano quelli comandati da Luigi Baronis e dal conte Carlo Bianco di Saint Jorioz.
Non c’è da stupirsi per i bei nomi dell’aristocrazia del vecchio Piemonte coinvolti nell’insorgenza. Anche se quella scoppiata nella città-fortezza, adagiata lungo la pianura fra i corsi del Tanaro e della Bormida, fu una rivoluzione di militari e di borghesi, d’avvocati, di medici, di studenti, d’impresari di strade e persino d’orefici, nel resto del Piemonte, a Torino, pullulavano i conti e i baroni, in qualche caso anche i principi e i marchesi. Giovani gentiluomini, in massima parte, fior fiore della nobiltà sabauda, quasi tutti ufficiali e affiliati alle varie sette carbonare, che non ne potevano letteralmente più di Vittorio Emanuele I e dei suoi ministri parrucconi. Rimesso sul trono dopo la caduta di Napoleone, il re di Sardegna, che temeva le innovazioni come il timorato di Dio teme il diavolo, si era affrettato, al rientro a Torino, nel 1814, a far piazza pulita di quanto di buono Bonaparte aveva fatto, cassando i suoi codici e le altre sue innovazioni in campo amministrativo ed economico. Aveva perciò ripristinato le antiche leggi e le anacronistiche consuetudini regie, risalenti ai tempi beati di Vittorio Amedeo II, ridando da buon bigotto il controllo dell’istruzione al clero e bollando come sovversive persino le timide aperture nelle barriere doganali. Gli ebrei e i valdesi vennero nuovamente discriminati. Nel furore passatista si pensò addirittura di far abbattere un ponte sul Po, a Torino, perché era stato costruito durante il periodo napoleonico. Fortunatamente il re suggerì che, dopotutto, era solamente un ponte, e che serviva, innocente, alla bisogna: con disprezzo divertito, disse che avrebbe calpestato ciò che i francesi avevano fatto.

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