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Tutti i prodotti: Interlinea

Al figlio del pugile tremano le mani

Storie fragili di scuola

di Andrea Bianchetti

editore: Interlinea

pagine: 128

«Le scuole professionali / sono una terra di niente». Ecco una raccolta di poesie dedicata alla scuola professionale e ai ragazzi incontrati dall’autore nel corso dei suoi anni di insegnamento: studenti spesso sconfitti, persi, smarriti, senza punti di riferimento, a cui è importante far comprendere che «non esiste uno studente di serie A e uno studente di serie B. Tutti, perché esseri umani, hanno diritto alla migliore formazione che possiamo offrire». Le loro difficili storie hanno segnato indelebilmente, e inevitabilmente, anche quella dell’autore, che scrive: «io mi sono accorto, / mi sono accorto di tutti voi. / il mio paradiso portatile».

Una goccia di bene

di Paolo Steffan

editore: Interlinea

pagine: 148

I versi che compongono questo canzoniere, che si sostanzia di una «lirica filosofica, o poesia di pensiero in senso leopardiano», sono testimonianza di un lavoro ultradecennale sul reale, sul tempo, sulla bellezza. Un dialetto antico è in dialogo con l’italiano contemporaneo, nella costruzione di un discorso imperniato sui grandi temi di oggi e di sempre: il lavoro, l’amore, il rapporto uomo-natura, la memoria, il nesso realtà-linguaggio, la ricerca di Dio. La volontà di una voce solida – nuova ma in costante dialogo coi classici – di far ritrovare al lettore «la funzione “sociale”, o piuttosto “religiosa” e sempiterna, della poesia» si sposa con la costante consapevolezza che viviamo in una realtà “frantumata”, in cui forse ci resta «una goccia di bene / lerciato dal male». Con una nota di Rolando Damiani.

Christopher

di Matteo Bianchi

editore: Interlinea

pagine: 112

Christopher è una raccolta poetica ibrida, dolente e insieme precisa, concepita intorno a tre figure portanti: Christopher Channing (artista queer, attore teatrale, creatura notturna, in bilico tra il nudo e la maschera, tra la lingua inglese e la malinconia parisienne), Roberto Pazzi (il maestro, l’intellettuale esemplare, l’ultimo alfiere di una cultura che rifiuta il consumo e la finzione) e Napoleone Bonaparte (non il generale di Austerlitz, bensì il vinto dell’Elba, il nostalgico rifugiato nella propria disfatta). Tre individui diversi per epoca, postura, linguaggio, eppure accomunati da una stessa fragilità irriducibile, da un’identica quanto ostinata resistenza a scomparire del tutto.

Il senso del dono

Alla ricerca del Natale perduto

di Enzo Bianchi

editore: Interlinea

pagine: 148

Una lettura per «entrare di più nel mistero dei misteri, quello del Dio che si fa uomo»: così Enzo Bianchi, monaco laico e scrittore seguitissimo, presenta i testi qui raccolti, tra ricordi d’infanzia in campagna, prime esperienze spirituali e riflessioni sulla crisi contemporanea di tutti noi e della Chiesa stessa. Sono pagine di speranza, fede e solidarietà, grazie alla capacità della festa più amata di adattarsi e rielaborare tradizioni diverse. «La festa del Natale ha assunto un significato antropologico universale, è la festa della nascita e della novità, della fragilità della vita umana e della sua vocazione all’eternità». Una lettura che conforta e sorprende.

L’ultima cena del mio corpo

di Alex Averbuch

editore: Interlinea

pagine: 144

Una selezione di alcuni dei più recenti testi del poeta ucraino Alex Averbuch, accomunati dal tema della guerra, dal secondo conflitto mondiale all’aggressione russa nella sua regione natale, Luhans’k. Dai versi di Averbuch emerge una pluralità di voci, tormentate dalle guerre e dalle deportazioni, mettendo al centro la storia dell’Ucraina tra presente e passato. Ma la sua poesia è tanto collettiva quanto individuale: «per Averbuch la centralità dell’esperienza corporea è, forse a prima vista paradossalmente, la negazione della chiusura solipsistica nell’io in favore di una costante ricerca di un dialogo con corpi che sono al contempo altri e parte stessa del sé» (dalla presentazione di Alessandro Achilli).Con testo originale ucraino a fronte

Maestri e amici

Legami affidabili

di Franco Giulio Brambilla

editore: Interlinea

pagine: 144

In occasione del 50° anniversario della ordinazione presbiterale di monsignor Franco Giulio Brambilla, sono raccolti in questo volumetto alcuni suoi scritti dedicati a maestri ed amici, con cui ha intrecciato legami profondi e che ha amato, frequentato e studiato: da mons. Aldo Del Monte a don Luigi Monza, dal card. Carlo Maria Martini al card. Renato Corti, da don Giovanni Moioli a don Luigi Serenthà, da Zaira Spreafico a don Luigi Caldera. È un modo «per restituire un frammento del suo mondo interiore, fatto di incontri che lasciano il segno e di legami che sanno attraversare il tempo», come scrivono gli autori della presentazione, fotografando il suo essere allo stesso tempo «il Franco degli amici e il Giulio del Vangelo», un uomo che «ha saputo abitare la fede con la stessa autenticità con cui ha abitato l’amicizia».

Fiabe antiche per un futuro digitale

Metafore e mostri nell’era dell’intelligenza digitale

di Moreno Carosella

editore: Interlinea

pagine: 232

Un libro insolito e molto prezioso che offre la possibilità di riflettere in modo originale sulla questione dell’uso della tecnologia e della sua rilevanza per il futuro di tutti, in un periodo in cui si parla di questo tema molto spesso a sproposito e con una certa banalità. L’autore ha infatti compreso che l’antica sapienza popolare custodita in fiabe e leggende del meridione è tutt’altro che estranea al tipo di coscienza collettiva che deve guidare responsabilmente il rapporto con le tecnologie. Un rapporto senz’altro delicato, perché le tecnologie digitali e la cosiddetta intelligenza artificiale non sono affatto docili e neutri strumenti pronti a farsi usare da chiunque.

Diego Boca

L’architettura del paesaggio

a cura di Matteo Gambaro

editore: Interlinea

pagine: 132

Diego Boca fa parte di quella generazione di architetti che si è formata nell’immediato dopoguerra e ha avviato l’attività negli anni cinquanta, un periodo storico irripetibile, caratterizzato da rilevanti occasioni lavorative che hanno catapultato i giovani architetti immediatamente nel mondo del lavoro. Una pubblicazione che vuole rendere omaggio a una vita professionale piena e articolata, vissuta con passione attraverso tutte le possibili forme dell’architettura, e fornire un’adeguata chiave di lettura che faccia emergere l’approccio “paesaggistico” al progetto: una linea culturale rigorosa praticata con serietà e coerenza durante tutta la sua vita.

In cammino

Antenati nomadi, migranti, girovaghi e itineranti

di Anna Maria D'Ambrosio

editore: Interlinea

pagine: 232

Molto prima che i nostri emigranti sognassero la Merica, si registrava in questa parte di mondo, ora chiamata Italia, la presenza diffusa di uomini, donne e bambini in cammino. Chi erano questi antenati nomadi, migranti, girovaghi e itineranti? Eterni poveri, in prevalenza contadini. Con ogni mezzo, lasciavano il loro paese per tentare altrove la sorte. Chi vendeva la forza delle proprie braccia, chi mercanzie o spettacolo di strada e chi non aveva niente da vendere. Erano braccianti, mondariso, spazzacamini, ambulanti, orsanti, cantastorie, burattinai, vagabondi e camminanti. Una population flottante di antico regime di cui si sta perdendo la memoria, anche per la mancanza di una documentazione scritta, poiché questi poveri erano analfabeti. In cammino racconta la maestria di ogni singolo mestiere e l’attitudine alla mobilità dei nostri antenati quale unica risorsa per sfuggire alla miseria.

Pagine sparse e interviste

di Giovanni Verga

editore: Interlinea

pagine: CVIII+244

Il volume riunisce le novelle sparse di Verga – quelle non confluite nelle raccolte d’autore (La caccia al lupo) e altre rimaste sul suo scrittoio incompiute (Novella sentimentale) o inedite (Un episodio del 31 Maggio) –, nonché prefazioni, recensioni, pensieri d’occasione e appunti mai dati alle stampe: testi minori, ma di sorprendente interesse anche per l’impegno elaborativo rivelato dagli autografi. Si accolgono inoltre le interviste, depositarie delle rare enunciazioni di poetica.

L’avventurosa vita di Emilio Isgrò

nelle testimonianze di uomini di stato, artisti, scrittori, parlamentari, attori, parenti, familiari, amici, anonimi cittadini

di Emilio Isgrò

editore: Interlinea

pagine: 176

Alla celebre affermazione di Flaubert, «Madame Bovary sono io», L’avventurosa vita di Emilio Isgrò risponde rimuovendo l’ultimo schermo: quello del personaggio mediatore tra il poeta e il suo pubblico. Ma non scompare soltanto il personaggio: scompare anche l’autore. La “storia” è qui raccontata da chi dovrebbe leggerla: 328 testimoni che danno di Isgrò un ritratto sconcertante e contraddittorio, lasciando spazio ad altre possibili testimonianze. Le moderne tecniche di “coinvolgimento”, anche quelle più avanzate, vengono così mostrate lucidamente e sarcasticamente per quello che sono: strizzate d’occhio a un pubblico di “intenditori”. Non c’è bisogno di precisare, perché il lettore non scambi il libro per un’autobiografia, che le dichiarazioni comprese nel romanzo (tranne una o due) sono tutte inventate. Da chi non si sa. Ma è meglio che il lettore non lo sappia se vuole godersi la realtà del romanzo.

Parole contro il male di vivere

Conversazioni e interviste

di Eugenio Borgna

editore: Interlinea

pagine: 161

Riascoltiamo la voce di uno dei protagonisti e maggiori autori della psichiatria italiana, Eugenio Borgna, grazie a una serie di sue testimonianze che fanno rivivere, in forma di interviste, «la nostalgia e i sentimenti di colpa, l’inquietudine e la disperazione, l’ansia e i rimpianti, le attese e le speranze, la gioia e la solitudine». Come scrive Umberto Galimberti nel ricordo dell’autore: «Borgna prese a descrivere, in modo accessibile a tutti, la depressione e il male di vivere con l’invito a non lasciarsi ingannare dal silenzio malinconico. Per lui quel che occorre fare è perforare questo silenzio nel tentativo di raggiungere quel grido taciuto, che è tale perché molto spesso nessuno si dispone all’ascolto». Infatti, come Borgna scrive in un libro che ha per titolo una frase di Hölderlin, «noi siamo un colloquio».

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