Musiche e storia a Orta San Giulio è un libro dedicato al patrimonio artistico e culturale del lago d’Orta con voci di Cesare Bermani, Filippo Colombara e Laura Pariani. Dalle conferenze dei seminari musicali ai ricordi letterari di Nietzsche, Allan Poe e Rodari, nasce una raccolta documentaristica a più mani sulla prospettiva musicale e letteraria piemontese e ortense.
Uscito nella collana “Studi storici” a cura di Cesare Bermani, storico italiano e uno dei massimi esperti di tradizione orale, e Francesco Cuoghi, musicista, musicologo e tra i fondatori dell’Associazione Musicale Orphèe questo saggio omaggia la cultura e la storia delle sponde del lago d’Orta, il paese e i suoi paesaggi, con ricordi e citazioni letterarie e musicali, tavole rotonde e riflessioni sui canti popolari piemontesi, contributi di etnomusicologia e documenti fotografici. Nel libro sono presenti interventi critici a cura di Cesare Bermani, Sandra Boninelli, Massimo M. Bonini, Franco Castelli, Filippo Colombara, Francesco Degrada, Febo Guizzi, Roberto Leydi, Alberto Lovatto, Sandra Mantovani, Luciano Martinis, Laura Pariani, Luigi Pestalozza, Enore Zaffiri. Le conferenze e i materiali in questa pubblicazione sono un estratto dell’attività che l’Associazione Musicale Orphèe e l’amministrazione del Comune di Orta San Giulio hanno promosso, dal 1996 al oggi, ad Orta San Giulio. L’edizione è promossa anche dall’Associazione Ernesto ragazzoni, comitato per la difesa del patrimonio artistico e paesaggistico del lago d’Orta.
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Un’insegnante di musica racconta
di Alessandra Anceschi
Un libro che, riprendendo i ricordi e le esperienze dei decenni di insegnamento dell’autrice, insegnante di musica alle scuole medie, tenta di farne un bilancio, raccontando di «una scuola che fa spuntare le ali e non solo le tarpa», attraverso dieci storie di ragazzi e ragazze prova a dare conto di altre centinaia di storie in cui l’incontro tra chi insegna e chi apprende ha generato un fruttuoso scambio reciproco, dimostrando che, dopo tutto, «la scuola è un luogo nel quale, studenti e insegnanti, possono e devono sbocciare».
Alessandra Anceschi è insegnante di Musica nella scuola secondaria di primo grado. Ha scritto e curato testi di manualistica didattica (Ludus in musica. Giochi per l’attività didattica nella scuola primaria, Carocci Faber, Roma 2007), testi sulla formazione docente (La formazione degli insegnanti di musica. Il tirocinio tra prassi didattica e riflessione teorica, Liguori, Napoli 2006; Formazione iniziale degli insegnanti in Italia. Tra passato e futuro. L’esperienza SSIS raccontata dai suoi protagonisti, ivi 2010), testi sul ruolo delle arti nei contesti educativi (Musica e educazione estetica. Il ruolo delle arti nei contesti educativi, EDT, Torino 2009; Musica Picta. Musica e arti visive a scuola, Centro Studi Erickson, Trento 2019). È autrice di articoli e saggi pubblicati in volumi collettanei e in riviste specializzate. Svolge attività di formazione per docenti. È direttrice del semestrale di cultura e pedagogia musicale “Musica Domani”.Con Interlinea Alessandra Anceschi ha pubblicato nel 2021 Sbocciati a scuola. Un’insegnante di musica racconta.
Dalla premessa del libro: Queste pagine vedono la stampa a distanza di tempo dalla loro conclusione, quando la vita di classe e la scuola erano quelle conosciute prima della pandemia: una vita costruita su routine quotidiane connotate da gioie e pesantezze, slanci e contrazioni che potevano contare sul calore della presenza e del contatto fisico.
In quella scuola – appesantita, difficile, dimenticata, discussa – come insegnante provavo a mantenere vivo un rapporto curioso con il sapere. Ogni tanto cogliendo felicemente nel segno.
Rilette a distanza, dopo l’interruzione della scuola in presenza e la sua ripresa “in sicurezza”, le pagine lasciano spazio alla nostalgia e sono testimonianza di quanto si vorrebbe riacquistare. Ma non è vero che tutto ciò che verrà narrato è stato perduto.
Nella scuola dell’oggi, profondamente segnata dall’evento pandemico e forse ancora più appesantita, difficile, dimenticata e discussa, per quegli insegnanti che hanno avvertito l’esigenza di prossimità, gli “incontri ravvicinati” non sono stati un’eccezione. Si sono costruite relazioni e empatie che nemmeno la pandemia ha saputo mettere in discussione. Le urgenze di “venire al mondo” di studentesse e studenti, quando lette, interpretate, accolte, non sono rimaste a distanza.
Fuori o dentro le classi, de visu o davanti a uno schermo, scambiando idee a viva voce, al microfono o in chat, «l’insegnante parla e non è altrove, ma qui con noi. Non vorrebbe essere in un altro luogo. Desidera essere dov’è».
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Conferenze dei seminari musicali 1996-2019
a cura di Cesare Bermani e Francesco Cuoghi
Francesco Cuoghi è diplomato presso il Conservatorio S.Pietro a Majella di Napoli e ha frequentato i Seminari dell’Accademia Musicale Chigiana di Siena, l’Atelier de Recherche Instrumentale dell’IRCAM di Parigi, i Ferienkurse di Darmstadt. Ha inoltre studiato composizione privatamente con Nazario Carlo Bellandi e Aldo Clementi; musica elettronica (Max/MSP) alla F.P.A. dell’Ottava di Roma. Dal 1984 è titolare della cattedra di chitarra presso il Conservatorio G.Rossini di Pesaro e dal 2007 al Conservatorio L.Cherubini di Firenze. Ha suonato da solista in Italia e in Europa. Nel 1986 è stato tra i fondatori dell’Associazione Musicale Orphée di Pesaro per la promozione degli strumenti a pizzico (chitarra, arpa, clavicembalo, liuto) ed è direttore artistico dell’ "Ensemble Orphée".
Dalla presentazione di Francesco Cuoghi:
«Orta ha rappresentato una chiave e una prospettiva per affinare un progetto volto alla musica nel territorio. In primis certamente il paesaggio, il lago, l’isola di San Giulio, la cittadina perfettamente raccolta nella sua unità storica e architettonica. Orta con le sue leggende, la storia antica e la storia recente: Giulio che attraversa il lago sul suo mantello per arrivare sull’isola e scacciare i serpenti o Friedrich Nietzsche che inizia a Orta il suo Così parlò Zarathustra, dopo gli infausti episodi con Lou Andreas-Salomé. Poi la letteratura e la poesia ortese, la figura emblematica di Ernesto Ragazzoni – il primo traduttore in Italia di Edgar Allan Poe – testimone di un rapporto intenso antiretorico della vita cittadina e provinciale. Un filo conduttore che coinvolge poeti e scrittori a noi più vicini e ugualmente affascinati nell’immortalare il luogo, come avviene in Gianni Rodari nel suo celebre C’era due volte il barone Lamberto, dove un barone, vecchio abitante dell’isola di San Giulio, trova miracolosamente la soluzione all’oblio della vita terrena.»
Dalla documentazione fotografica:.Cesare Bermani, Luigi Pestalozza, Sandra Mantovani, Orta San Giulio, 2011.
Fancesco Cuoghi, Laura Pariani, Orta San Giulio, 2011.
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