«Abbiamo parole per vendere, / parole per comprare. / Andiamo a cercare insieme le parole per pensare» è l’invito di Gianni Rodari che resta valido nelle sue filastrocche, insieme leggere e impegnative, svagate e stimolanti come le sue storie riproposte in mille forme nel centenario della nascita da Einaudi Ragazzi, E.Elle e Emme Edizioni. La sua lezione di non sprecare «parole per fare parole» appare attuale e quasi profetica, come ci stuzzica e insegna nella Grammatica della fantasia, capolavoro teorico di eccezionale ricchezza creativa. Infatti «inventare storie è una cosa seria», come la letteratura per l’infanzia e, soprattutto, come l’educazione.Oggi purtroppo capita il contrario: con la scusa pur vera della crisi si riducono le ore di lettura in aula, non si acquistano libri per le biblioteche scolastiche (usando i fondi soprattutto per tecnologia, utile ma molto deperibile) e si demanda a Google e YouTube l’informazione e l’aggiornamento, addirittura la fantasia, dimenticandosi del valore della parola scritta e dei libri. Lo scrittore lo ribadisce nel romanzo, quasi un testamento, C’era due volte il barone Lamberto, dove il decrepito e moribondo protagonista viene mantenuto in vita, poi ringiovanisce e anzi rinasce, dunque «c’era due volte», grazie a un’antica formula magica egizia secondo cui «l’uomo il cui nome è pronunciato resta in vita». La divertente storia è ambientata nel lago d’Orta, sulle cui rive Rodari è nato nel 1920, per la precisione a Omegna, la cittadina cusiana che gli ha intitolato la biblioteca invitando piccoli e grandi lettori con uno schizzo dello stesso autore donato all’amico Lino Cerutti e usato come copertina di un titolo quasi introvabile, Rodari, le parole animate, che Interlinea ripropone nelle copie rimaste in magazzino offrendo i pannelli della mostra originaria del 1993 alle biblioteche che vogliono fare un omaggio all’autore di Cipollino (dal 1° al 22 ottobre la mostra sugli illustratori storici di Rodari sarà alla Biblioteca Civica Negroni di Novara, inaugurata giovedì 1° ottobre da Anna Lavatelli e Antonio Ferrara): in quel disegno un omino ha un palloncino su cui c’è scritto “grazie”, immagine della fantasia, tenuta in mano eppure pronta a volare in alto, come la cultura, la letteratura.
È il senso del «valore di liberazione che può avere la parola» di cui l’inventore delle Favole al telefono, ancora molto tradotte nel mondo, scrive: «“Tutti gli usi della parola a tutti” mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siamo artisti, ma perché nessuno sia schiavo». Il «favoloso Gianni» lo impara appena diplomato maestro a Gavirate quando nel ’38 è precettore a Sesto Calende presso una famiglia di ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania e inizia a studiare lingue in Università Cattolica, finché nell’autunno di settant’anni fa assiste all’olocausto del lago Maggiore, primo in Italia, e all’internamento del fratello in un campo di concentramento: allora sceglie la Resistenza clandestina e poi il Pci. Proprio dalle esperienze della vita coglie una delle sue formule più originali: «Sbagliando s’impara è un vecchio proverbio. Il nuovo potrebbe dire che sbagliando s’inventa». Lo insegna a partire dal concetto-gioco di «Un sasso nello stagno» (non a caso titolo di un ritratto-video di Felice Cappa prodotto da Rai e Salani) spiegando l’importanza di suscitare onde concentriche che smuovono tutto lo stagno, dalle ninfee al galleggiante del pescatore, proprio come «una parola gettata nella mente produce suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni».
E non dev’essere un sogno per l’Italia il rinnovamento delle strutture culturali educative ma soprattutto nuovi incentivi alla promozione della lettura, che non possono che partire da «sassi nello stagno» come quelli che ci aiuta a gettare Rodari con un avvertimento: queste parole e questi progetti «devono servire ai bambini, non servirsi di loro». La fantasia aiuta la cultura e l’educazione può fare centro se è basata sulla dedizione: «Abbiamo parole per fingere, / parole per ferire, / parole per fare il solletico. / Andiamo a cercare insieme le parole per amare».
Scopri l'evento dedicato a Rodari a Novara
Roberto Cicala
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