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Il Natale di Chiara d'Assisi

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Il Natale di Chiara d'Assisi
titolo Il Natale di Chiara d'Assisi
curatore
Argomento Spiritualità Testi vari di spiritualità
Collana Nativitas, 33
marchio Interlinea
Editore Interlinea
Formato
libro Libro
Pagine 64
Pubblicazione 2002
ISBN 9788882123710
 
10,00 9,50
 

Informazioni importanti

Con illustrazioni d'arte
Ricorrono nel 2002 i 750 anni dal cosiddetto "miracolo di Natale", l'episodio della vita di Chiara d'Assisi nel quale, malata e immobile nel suo giaciglio in San Damiano la notte di Natale, la santa assistette in un momento di visione mistica alla celebrazione della messa che avveniva nello stesso momento con Francesco e i suoi frati alla Porziuncola. Per questa ragione Chiara è stata proclamata nel 1958 "patrona della televisione". La vicenda è ricostruita attraverso i testi delle Fonti e della tradizione francescana.
 

Un brano del libro

L’eremo di Greccio, dove Francesco d’Assisi soleva ritirarsi in orante contemplazione, la notte di Natale del 1223 fu scenario della «nuova Betlemme» perché luogo «ricco di povertà».
Il santo, sottolinea il suo biografo Tommaso da Celano, «celebrava con ineffabile premura il Natale del Bambino Gesù» al di sopra di tutte le altre solennità e «chiamava festa delle feste il giorno in cui Dio, fatto piccolo infante, aveva succhiato a un seno umano».
Come in Giovanni, il discepolo che Gesù amava, così in Francesco la kenosi divina è categoria fondante della fede e della speranza dell’uomo: è il cuore del mistero di salvezza. L’abbassamento alla condizione umana della persona del Figlio, che non rifugge l’opacità della storia assumendone su di sé tutti gli aspetti, anche i più terribili, è l’attuazione del disegno misericordioso di redenzione con il quale, all’antica legge fatta di prescrizioni e divieti, si sostituisce la nuova, fondata sull’unico comandamento dell’amore. È la palingenesi grazie alla quale sulla terra scompare ogni tenebra, per tutti e per ognuno. Scrive Giovanni nel quarto Vangelo: «Veniva al mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1, 9).
L’immagine del piccolo infante che succhia al seno materno è tutta terrena, intrisa di corporeità: è icona del mistero dell’Incarnazione colto nel profondo, nello svelamento dell’umiltà di Dio. Quella stessa umiltà che raggiunge il suo vertice, ampliata dal dolore, nella follia della croce, nell’onta subita fino al sacrificio, nel “fallimento” della missione dell’inviato del Padre fra gli uomini. Prosegue infatti Giovanni: «il mondo non lo riconobbe» (1, 10), «i suoi non l’hanno accolto» (1, 11).
Per questo Francesco «soprattutto l’umiltà dell’Incarnazione e la carità della Passione», riferisce il Celanese, «aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro».
Allo stesso modo Chiara d’Assisi, «pianticella» del santo, lodava e adorava il Signore che, discendendo sulla terra per riscattare l’umanità dalla schiavitù del peccato, per innalzarla e “divinizzarla”, «povero alla sua nascita fu posto in una greppia, povero visse sulla terra e nudo rimase sulla croce».
Chiara, dietro l’esempio di Francesco, vuole seguire le orme di Gesù vivendo alla lettera il Vangelo, docilmente, con piena fiducia e in completo abbandono, indirizzando la sua esperienza d’amore sulla medesima umiltà che è «santissima povertà», «perfetta letizia», spogliamento di sé fino a farsi «uno» con Cristo, ora Bambino «deposto nel presepio e avvolto in poveri pannicelli», ora Sposo «povero e crocifisso, inchiodato a un legno di croce».

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