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Cristo e la donna

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Cristo e la donna
titolo Cristo e la donna
sottotitolo Un inedito del 1943-1944
autore
curatore
Argomento Spiritualità Testi vari di spiritualità
Collana Passio, 47
marchio Interlinea
Editore Interlinea
Formato
libro Libro
Pagine 96
Pubblicazione 2013
ISBN 9788882128791
 
14,00 13,30
 
risparmi: € 0,70
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Disponibile anche nel formato

Tra il 1943 e il 1944 Giovanni Testori, da sempre affascinato dal teatro popolare delle compagnie “scarrozzanti” per i paesi della Lombardia, scrive uno dei suoi primi testi teatrali, Cristo e la donna: tre atti in cui si ritrova l’idea del teatro che da rappresentazione si fa vita e coinvolge gli spettatori. In un’avvertenza iniziale infatti Testori auspica per il suo testo non una rappresentazione in teatro, ma lungo le strade, come avveniva per le sacre rappresentazioni. È una religiosità inquieta, drammatica, quella che interessa a Testori che, con questo testo teatrale, finora inedito, compie il primo “corpo a corpo” letterario con la figura di cristo, nella certezza che «Cristo è Dio che ha fatto irruzione nel fallimento».
 

Biografia dell'autore

Giovanni Testori

Giovanni Testori
Nato da una famiglia di fervente fede cattolica, Giovanni Testori esprime nei suoi studi e in tutte le sue opere un forte legame con la religione. Frequentò il liceo San Carlo a Milano e si laureò in Lettere all’Università Cattolica del Sacro Cuore nel 1946 dedicando la sua tesi all’estetica del surrealismo. Sin da giovanissimo collaborò con alcune riviste dei Gruppi universitari fascisti, scrivendo articoli di critica d’arte contemporanea. I suoi studi si concentrarono soprattutto sulla pittura lombarda, dal realismo cinquecentesco al manierismo settecentesco. L’interesse dominante per l’arte antica e moderna non gli proibì di avvicinarsi a pittori a lui contemporanei quali Guttuso, Cassinari, Morlotti, dei quali seguiva con amicizia i lavori e i progressi. La prosa utilizzata nei saggi è fortemente evocativa: si fondono in essa il rigore interpretativo del critico e la capacità dello scrittore di offrire una lettura suggestiva, ricca di neologismi, della poetica degli artisti che egli maggiormente amava. Nel 1954 venne pubblicata da Einaudi la sua prima opera narrativa: Il Dio di Roserio. A questa seguiranno poi le opere del ciclo I segreti di Milano, nel quale Testori tratteggia le vicende umane della periferia milanese di quegli anni. Sin dal suo esordio come scrittore la produzione di Testori vuole rappresentare la realtà di Milano e del suo hinterland, ritraendo personaggi e ambienti di una società fortemente caratterizzata in senso geografico. La principale opera teatrale del Testori è L’Arialda, del 1960, che suscita grande scandalo per la sua presunta oscenità, perché venato di tematiche omosessuali. Proprio lo scandalo contribuirà a far conoscere l’opera di Testori al grande pubblico. Un elemento importante di tutta la scrittura testoriana è l’utilizzo di un linguaggio originale creato dalla fusione del dialetto lombardo con elementi estratti dalla lingua francese e inglese. Importanti in questo senso sono le tre opere teatrali racchiuse sotto il titolo di Trilogia degli Scarrozzanti, e cioè L’Ambleto (1972), Macbetto (1974) ed Edipus. Dopo questi tre testi si realizza appieno la conversione cattolica di Testori, che coincide con il suo avvicinamento al gruppo di Comunione e Liberazione da cui diceva di sentirsi accolto “nonostante la condizione di omosessuale”. Il suggello di questa conversione sarà dato dalla sua collaborazione assidua al settimanale del gruppo, “Il Sabato”, lungo gli anni ottanta. Testori collaborò molto con Franco Branciaroli, per il quale scrisse anche delle pièce teatrali; fra queste, In exitu, monologo di un tossicodipendente omosessuale che si prostituiva a Milano. Tale testo suscitò molto scalpore per le oscenità raccontate. Dal 1977 collabora con il “Corriere della Sera” succedendo a Pier Paolo Pasolini, prima come commentatore e successivamente in qualità di responsabile della pagina artistica. Si ammala di tumore nel 1990, e ne muore nel 1993. Nel 2005 la città di Varallo intitola alla sua memoria la piazza antistante il complesso monumentale del Sacro Monte, luogo prediletto dei suoi studi. 

Un brano del libro

Testori_Cristo-e-la-donna_Teatro

IL REVERENDO  – Ma chi è?
VOCI TRA GLI AVVENTORI – Chi è? – Lei! Lei! – Come? – Lei, la donna!
LA DONNA – Io, sì, io bambina, innocente. Guardatemi! Come ero bella, vestita di bianco con queste trecce lunghe, lunghe… (Accarezzandola) Tu non conosci nessuno di questi signori, è vero, cara tu cerchi la mamma con questi occhioni perduti, ma la mamma non c’è più e anche il papà è morto, e io sono sola, sapessi come sono sola! (La tornerà ad abbracciare fra i singhiozzi che parranno dettarle la gola)
IL REVERENDO – Si calmi, si calmi, signorina, lasci andare la bambina. Forse ha paura.
LA DONNA – Sì, sì, ma prima lasci che giochi ancora davanti a me… (Poi accompagnando le movenze della bambina che ha preso a danzare) fa la giravolta; falla un’altra volta… alza gli occhi al cielo… È morta la margherita!…

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