È un viaggio per scoprire il ritratto inedito di Primo Levi di Giovanni Tesio e rileggere le voci narrative e poetiche che hanno raccontato l'Olocausto. Giovanni Cerutti racconta la storia dimenticata di Árpád Weisz, un allenatore dai campi di calcio italiani al lager. Anna Lavatelli e Antonio Ferrara offrono due storie delicate ma commoventi per bambini e ragazzi, tratte da fatti realmente accaduti.

di Giovanni Tesio
«Sono un uomo normale di buona memoria che è incappato in un vortice, che ne è uscito più per fortuna che per virtù, e che da allora conserva una certa curiosità per i vortici, grandi e piccoli, metaforici e materiali.»

di Giovanni Tesio
«La guerra stava per finire… Era la grande tregua: poiché non era ancora cominciata l’altra dura stagione che doveva seguire»
«Frammenti lacerati, che stentiamo a ricomporre e che lasciano intravedere le vertiginose profondità dell’abisso che si è spalancato nel cuore dell’Europa.
La storia di Árpád Weisz è uno di questi frammenti.»

a cura di Giovanni Tesio
«Che romanzi volete che ci siano, dopo Auschwitz e Buchenwald?» scriveva Carlo Levi, riflettendo sulle possibilità letterarie del “dopo”. Eppure molti hanno scritto, in tempi e modi diversi, rispondendo a un bisogno e anche a un dovere, a una necessità morale. Alcuni di essi, tra i più significativi, sono raccolti in questa antologia, da Primo Levi ad Anne Frank, da Etty Hillesum a Jean Améry, da Peter Weiss a Friedrich Dürrenmatt e David Grossman, presentando insieme – seppur separati – sia chi, avendo vissuto l’esperienza del lager, ne ha dato testimonianza sia chi, invece, non avendola vissuta personalmente, ne ha però fatto oggetto di elaborazione letteraria.
«Fintanto che i forni saranno negati / e le macine che ci spezzarono, / fino ad allora a noi che siamo cenere e ossa / non sarà concesso essere morti.» (Günther Anders)
a cura di Giovanni Tesio
«Dopo Auschwitz scrivere ancora poesie è barbaro» è la frase del filosofo Adorno che ha suscitato tante polemiche ma anche stimolato a riscoprire le voci poetiche più intense della Shoah, per la prima volta qui riunite in un’antologia internazionale. Emerge soprattutto il loro valore di testimonianza, di presa diretta e di riflessione, che non attenua l’importanza anche estetica dei testi di Paul Celan o Nelly Sachs, di Dietrich Bonhoeffer o Mario Luzi, fino ad Antonella Anedda ed Erri de Luca. Un libro che scuote le coscienze con la forza della poesia: per non dimenticare che, come ha scritto Primo Levi nella Tregua, «guerra è sempre».
«Noi che suonammo senza uno spartito / fummo chiusi / dietro le righe a pentagramma del filo spinato»

di Carlo Alberto Carutti
L’ultimo testimone narra la storia del “violino della Shoah”, appartenuto a una famiglia ebrea e finito in campo di concentramento ad Auschwitz, e nasce con l’intento di difenderne l’autenticità attraverso vari documenti e una preziosa testimonianza. Ma, come scrive lo stesso Carlo Alberto Carutti, il libro è anche «occasione di indagine sugli esseri umani in un periodo grave della nostra storia, descrivendo le relazioni all’interno di una famiglia ebrea, mettendo in luce grandi prove di solidarietà anche da parte di esseri umani che non si conoscevano, e i rapporti strettissimi tra il mondo cattolico e il mondo ebraico».
«Si deve all’intuizione del grande restauratore di aver capito che la voce di quel violino non poteva soccombere, aveva ancora un compito da assolvere: perpetuare nel tempo il ricordo di una tragedia che non dovrà più ripetersi.»

di Anna Lavatelli, illustrazioni di Cinzia Ghigliano
Un violino speciale sopravvive alla Shoah e arriva fino a noi narrandoci il dolore della tragedia di Auschwitz ma anche la solidarietà e l'amore per la musica, attraverso le vicende della giovane Cicci, una giovane ragazza ebrea, e della sua famiglia, vittima delle leggi razziali e del lager. Ispirato alla vera storia di Eva Maria Levy Anna Lavatelli firma un racconto toccante per raccontare l'Olocausto anche ai più giovani, con le illustrazioni di Cinzia Ghigliano.
Cicci ha tutto ciò che una ragazza possa desiderare: una vita bella e agiata, una famiglia che le vuole bene, tanti amici e una grande passione per la musica. Ma è ebrea e durante la guerra tutto cambia. Le rimarrà solo il suo violino, da cui non si separerà a nessun costo. Sarà proprio lui a raccontare, dopo un lungo silenzio, la lenta discesa di Cicci verso l’inferno del campo di concentramento di Auschwitz, dove dovrà suonare per le SS. Scoprirà però che la musica rende liberi. Un racconto commovente tratto da una storia vera.
«Cominciò come un venticello senza importanza, che incattivì e diventò bufera. E niente fu più come prima. Niente.»

di Antonio Ferrara
1943: per sfuggire ai bombardamenti su Milano, la piccola Becky e la sua famiglia si trasferiscono a Meina, sul lago Maggiore, dove il padre ha un albergo. Lì si sono rifugiate tante altre persone, tra cui molti ebrei fuggiti da Salonicco, e Becky fa subito amicizia con gli altri ragazzi, in particolare con Johnny, solare e ottimista. I giorni passano sereni e l’incubo della guerra sembra tramontato quando, l’8 settembre, la radio annuncia l’armistizio. Poco tempo dopo, però, un gruppo di soldati nazisti prende possesso dell’albergo, imprigionando Becky, la sua famiglia e gli altri ebrei in una stanza. È solo l’inizio di una terribile tragedia che segnerà per sempre il lago Maggiore: la prima strage di ebrei in Italia. Tratto da una storia vera.
«Sono una bambina perduta, sono il mio cagnolino rimasto solo. E intanto sento dentro di me una vocina che dice: coraggio, Becky, coraggio, vedrai che un giorno verrà fatta giustizia.»
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