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I più amati

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I più amati
titolo I più amati
sottotitolo Perché leggerli? Come leggerli?
autore
Argomento Letteratura (narrativa, poesia, saggistica...) Saggistica letteraria
marchio Interlinea
Editore Interlinea
Formato
libro Libro
Pagine 136
Pubblicazione 2012
ISBN 9788882128319
 
14,00 13,30
 
risparmi: € 0,70
Spedito in 2-3 giorni
Un'opera in difesa dei libri, della lettura, della letteratura, della poesia. Con una ricca proposta di citazioni sul tema. "Senza voler istituire ridicole affinità, ho provato quel piacere della lettura di cui parla Proust in un testo, "Journées delecture", che sta alle origini della recherche. Certo non posso paragonare il buon décor proustiano al mio, che era tanto più rustico e tanto meno agiato, ma capisco bene quando parla delle "incantevoli letture dell'infanzia, il cui ricordo deve restare per ciascuno di noi una benedizione". E che all'infanzia abbia per conto mio accostato anche un po' di adolescenza non cambia di fatto la memoria che conservo della mia lontana esperienza di lettore." (dalla premessa).
 

Biografia dell'autore

Giovanni Tesio

Giovanni Tesio

Giovanni Tesio (1946), già ordinario di letteratura italiana presso l’Università del Piemonte Orientale A. Avogadro, ha pubblicato alcuni volumi di saggi (per Interlinea, nel 2014, La poesia ai margini e nel 2020 La luce delle parole), una biografia di Augusto Monti, una monografia su Piero Chiara, molte antologie. Ha curato per Einaudi la scelta dall’epistolario editoriale di Italo Calvino, I libri degli altri (1991); più recentemente la conversazione con Primo Levi, Io che vi parlo (2016), e più recentemente ancora, presso Interlinea, un altro volume di considerazioni su vita e opera di Levi, Primo Levi. Ancora qualcosa da dire (2018). Sempre presso Interlinea un pamphlet in difesa della lettura, della letteratura e della poesia, I più amati. Perché leggerli? Come leggerli? (2012), un “sillabario” intitolato Parole essenziali (2014), la raccolta di poesie Piture parolà (2018) e ha curato le antologie Nell’abisso del lager (2019) e Nel buco nero di Auschwitz (2021). La sua attività poetica, dopo esordi lontani, è sfociata nella pubblicazione di un canzoniere in piemontese di 369 sonetti, intitolato Vita dacant e da canté (Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, Torino 2017), poi seguito da due titoli editi da Interlinea, Piture parolà (2018) e Nosgnor (2020). È stato per trentacinque anni collaboratore della “Stampa”, al cui inserto, “Torinosette”, collabora tuttora. Del 2018, uscito presso Lindau, il suo primo libro narrativo, Gli zoccoli nell’erba pesante. Fa parte del comitato scientifico del Centro Novarese di Studi Letterari ed è tra i fondatori e direttori della collana di poesia “Lyra”.


 

Notizie che parlano di: I più amati

Il critico e studioso Giovanni Tesio ci accompagna nei motivi che rendono la lettura un’esperienza irrinunciabile.

Gli scrittori sono in aumento vistoso. I dati parlano di 60 000 novità all’anno e di 160 libri che vengono sfornati ogni giorno. Tanto che Filippo La Porta ha recentemente invocato: Meno letteratura, per favore! e Franco Brevini (La letteratura degli italiani) si è domandato perché «molti la celebrano e pochi la amano». Va subito detto che l’invocazione di La Porta è antifrastica, perché in realtà è una strenua difesa della letteratura: della letteratura pronta ad aprirsi, a ibridarsi, a incontrare la rugosità e i travagli della vita. Potrei dire una letteratura capace non di orgoglio ma di umiltà (come predicava Noventa). Nessun compiacimento di classicismi selettivi (lo smeriglio neoclassicistico contro cui si scagliava Pavese). Ma invece la grana dell’unità (linguistica) incompiuta, a cui la letteratura ha ancora molto da dare. Tutt’e due i libri – quello di La Porta e quello di Brevini – sono buoni libri, fervidi di passione e insieme di distanza critica. Ma – ciò che conta ancora di più – intrisi di speranza. Se il nemico più formidabile, per tutt’e due i critici, è la fuga dalla realtà, diventa dunque facile il rovescio: «più letteratura, per favore!» Proprio perché la letteratura diventi «la letteratura degli italiani» che non è stata mai.

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