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Pellegrini in terra novarese. Un’antologia di testi di Dorino Tuniz

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Pellegrini in terra novarese. Un’antologia di testi di Dorino Tuniz
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«L’alba porta sul mare oscuro il sole», una delle migliaia di frasi che Dorino Tuniz (1945-2019) ha tradotto dal latino in mezzo secolo, deriva da un testo dell’anno Mille, tra paure da fine del mondo e speranze di un’era migliore. Quella semplice frase poetica parla di una fede luminosa e di un sole che lui ha imparato a conoscere sul mare a quadretti delle risaie, nei primi suoi anni tra Lomellina e Bassa novarese, e poi ha intravisto dai finestrini del treno negli anni dell’Università Cattolica. Qui ha studiato Lettere classiche e si è legato con la compagna di liceo Marina, anima gemella lungo il cammino nell’attualità condotto da pellegrino medievale. Per questo dedichiamo questo 50° numero a una delle anime di “Novarien.” fin dai primi numeri con una raccolta di suoi testi che intitoliamo, con profondo significato, Pellegrini in terra novarese.
«È il mio paesaggio dell’anima» amava dire del Medioevo questo viaggiatore nella storia sulle orme dei protagonisti dell’Europa dei santi: era il periodo più amato che lo strappava ai problemi presenti trovandovi soluzioni nell’esperienza della tradizione, illuminata da una fede rocciosa scaturita dalle montagne di libri che occupavano casa sua, dove era consuetudine arrivare per parlare, con un buon Ghemme, di testi antichi e progetti nuovi, accolti da Marina sulle scale dell’ingresso mentre lui era ancora nell’orto o nello studio. Compariva scavalcando pile di volumi, in equilibrio precario, con il sorriso e la battuta pronta. Una delle prime volte stava preparando le Storie dell’anno Mille (per un’edizione con l’amico tra i più cari, Giancarlo Andenna, con cui ha condiretto questa rivista per decenni), traducendo nelle pagine di Rodolfo il Glabro quel modo di credere: «fa’ di noi come tu sai». Il libro uscì da Europìa, tra le sigle più ricorrenti nella bibliografia del professor Tuniz, da Jaca Book a San Paolo fino a Interlinea: un lungo scaffale di dorsi che tracciano un percorso di cultura storica insegnata negli istituti superiori, nell’Università del Piemonte Orientale e soprattutto nell’Istituto superiore di Scienze religiose.
Non basta però la sola cultura personale a fare di Dorino una persona preziosa e a comprendere la basilica di San Gaudenzio strapiena dell’ultimo saluto nel febbraio 2019. A renderlo un testimone straordinario è il suo carisma divulgativo in grado di spezzare il pane della sapienza in bocconi di traduzioni, libri, conferenze e didattica, dall’Università della Terza età al Seminario, a partire dalle radici: da quelle di Vigevano che l’ha visto nascere nel 1945 sino al borgo dei gatti di Brolo sul lago d’Orta, buen retiro negli ultimi anni; tutte tappe di pellegrino nella storia e nell’attualità che possiamo giudicare dalle domande esistenziali che i suoi studi hanno suscitato in noi. 
In questo volume sono raccolti alcuni scritti da lui dedicati alla sua terra con una prima bibliografia e i ricordi raccolti nella giornata in memoriam promossa il 16 febbraio 2020, a un anno esatto dalla scomparsa, nella Sala Maddalena del Vescovado di Novara con due ospiti amici, Mirella Ferrari ed Elio Guerriero.
Non si possono capire i suoi libri senza cogliere la sua carità intellettuale e conoscere l’impegno prima nella politica e poi nel volontariato, quest’ultima vocazione passata in eredità al figlio Davide, prima in Brasile ora nell’impegno di organizzazioni sociali. Essere presidente della Biblioteca Negroni, assessore alla cultura del capoluogo, poi presidente dei Centri Servizio Volontariato, presidente dell’Associazione di Storia della Chiesa novarese e condirettore della rivista “Novarien.” significava credere nell’impegno sociale, con il cuore nell’Istituto Santa Lucia da cui è venuta la dolce Carmen dopo la morte troppo giovane di Elisa sedicenne.
La sua vocazione si fonda sulla fede di un altro dei suoi amati santi cluniacensi, patrono della sua chiesa domestica a Veveri, l’abate Maiolo per il quale «l’umana fragilità deve accostarsi con prudenza e verità a quanto ha operato la benevolenza della divina maestà». Così è stato il suo viaggio nel Medioevo nel duplice piacere di incontrare insieme se stesso e gli altri, tra cui molti amici, da Tino Temporelli al maestro don Angelo Stoppa fino ai compagni di strada don Germano Zaccheo e don Giovanni Zara. Con molti di loro – c’era anche l’altro condirettore di “Novarien.” don Mario Perotti – ha vissuto un’esperienza esemplare, il Camino dell’89 a Compostela, condotto anche traducendo la Guida del pellegrino del Codex Calixtinus nel segno di una spiritualità come vigilanza e apertura, perché «chi parla della Chiesa non può tacere della città». È la sua sigla tratta dal vescovo Bascapè in quella Novaria, tradotta e curata con Andenna, che resta una delle pietre miliari lasciate sulla nostra via novarese, percorsa da questo empatico viandante del sacro e della storia fino a raggiungere il cimitero di Revislate, accanto alla due donne di famiglia che l’hanno preceduto. Là attende il sole con la fede di un abate all’alba dell’anno Mille, come nei suoi amati libri: «il sole valica il colle: / guarda, le tenebre si rischiarano!»

 

Biografia dell'autore

Dorino Tuniz

Dorino Tuniz

Dorino Tuniz, docente e storico, è nato a Vigevano nel 1945 e scomparso a Novara nel 2019. Presidente dell’Associazione di storia della Chiesa novarese e condirettore della rivista “Novarien.”, ha insegnato all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Novara. Ha scritto e curato molti testi di storia medievale e agiografia, alcuni in collaborazione con Marina Airoldi, per varie case editrici come San Paolo, Jaca Book e Interlinea, presso cui ha tradotto e curato, con Giancarlo Andenna, Novaria. Terre e vescovi della diocesi di Carlo Bascapé, al quale ha dedicato la biografia Carlo Bascapè. Un vescovo sulle orme di san Carlo
A Dorino Tuniz è dedicato il numero 50 della rivista "Novarien." Pellegrini in terra novarese, che raccoglie un'antologia di suoi testi

«Non basta però la sola cultura personale a fare di Dorino una persona preziosa e a comprendere la basilica di San Gaudenzio strapiena dell’ultimo saluto nel febbraio 2019. A renderlo un testimone straordinario è il suo carisma divulgativo in grado di spezzare il pane della sapienza in bocconi di traduzioni, libri, conferenze e didattica, dall’Università della Terza età al Seminario, a partire dalle radici: da quelle di Vigevano che l’ha visto nascere nel 1945 sino al borgo dei gatti di Brolo sul lago d’Orta, buen retiro negli ultimi anni; tutte tappe di pellegrino nella storia e nell’attualità che possiamo giudicare dalle domande esistenziali che i suoi studi hanno suscitato in noi» ("Novarien." 50, Pellegrini in terra novarese. Un’antologia di testi di Dorino Tuniz)

Rassegna stampa per Pellegrini in terra novarese. Un’antologia di testi di Dorino Tuniz

Da "La stampa" Novara, Marcello Giordani sulla rivista "Novarein." 50 "Pellegrini in terra novarese"

Notizie che parlano di: Pellegrini in terra novarese. Un’antologia di testi di Dorino Tuniz

Alla scoperta delle riviste di Interlinea e delle ultime novità di "Nuova corrente" e "Autografo"
La rivista di Storia della Chiesa novarese dedica l'ultimo numero a Dorino Tuniz

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