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Piccole storie matte

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Piccole storie matte
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Età consigliata

A partire dai 6 anni.
Chi lo dice che le fate sono sempre allegre? O che le finestre non possano avere dei sentimenti? Nelle Piccole storie matte di Anna Vivarelli succede questo e altro: gamberetti dispettosi che si divertono a fare scherzi agli altri abitanti del mare, un inventore scansafatiche che viene eletto sindaco, una zanzara in cerca di una fiaba tutta per sé, una strega testarda come un mulo... E tutto in uno stile diretto ed efficace in grado di divertire anche i lettori più piccoli.
 

Biografia dell'autore

Anna Vivarelli

Anna Vivarelli
Anna Vivarelli è nata a Torino, dove si è laureata in Filosofia. Ha fondato una compagnia teatrale tuttora attiva e ha tenuto per molti anni corsi di storia del teatro per scuole di recitazione. Scrive testi anche per il teatro e per programmi radiofonici. Nel 1994 ha pubblicato con Einaudi il suo primo libro per ragazzi, Uomo nero, verde, blu, scritto insieme a Guido Quarzo. Nel 1996 ha vinto il Premio Battello. Vapore con La coda degli autosauri. Da allora ha pubblicato oltre cinquanta titoli con i maggiori editori. Ha vinto due volte il Premio Cento (con Amico di un altro pianeta e La nonna di Elena), due volte il premio Selezione Bancarellino (con Il mistero di Castlemoor e I fratelli Wilson e la porta magica), il premio di Legambiente (con Operazione brioche). Nel 2010 ha inoltre vinto il Premio Andersen come miglior autore.

Un brano del libro

Vivarelli, Piccole storie matte, libro illustrato per bambini, Le rane InterlineaEra una finestra molto presuntuosa. Prima di tutto perché era di un bel legno scuro molto robusto. Poi perché aveva sui vetri delle belle tendine con il pizzo. E infine perché aveva una maniglia così lucida che sembrava di cristallo.
«Sono veramente bella» si diceva continuamente. «Anzi, forse sono la più bella finestra della città. Perché dico forse? Sicuramente!».
Nel suo palazzo c’erano tante altre finestre che le somigliavano, ma nessuna era bella come lei. Un giorno arrivò un uccellino qualunque e si posò sul suo davanzale. C’erano delle belle briciole, così se le mangiò.
«Ehi, tu!» gli disse la finestra. «Pussa via!»
«E perché?» chiese l’uccellino. Non era mica offeso. Era soltanto curioso.
«Perché io lo so come vanno queste cose» rispose la finestra. «Uno mangia un po’ più del solito e poi...»
«Hai paura che ti sporchi di cacca il davanzale?»
«Già, proprio così». La finestra presuntuosa non diceva mai la parola cacca perché una che ha le tendine di pizzo non dice queste cose.

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