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Storie da mangiare

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Storie da mangiare
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Età consigliata

Per golosi primi lettori.
Tre storie divertenti e piene di fantasia. Un cuoco vuole cucinare una frittata speciale e finisce per diventare protagonista di una spassosa abbuffata collettiva. Lo scolaro Nicola, stufo di fare i compiti, si prepara per merenda un panino pieno di sorprese. Il pasticciere Candido Fiordilatte deve chiudere bottega e decide di fare il pescatore, fino a quando in un'isola sperduta ritrova la sua antica passione per i dolci.
 

Biografia degli autori

Guido Quarzo

Guido Quarzo
Guido Quarzo è nato a Torino, dove ancora attualmente vive e lavora. È laureato in Pedagogia. Per molti anni ha insegnato nelle scuole elementari occupandosi, nel frattempo, di teatro per ragazzi e laboratori di scrittura creativa. Dal 1989 inizia a pubblicare libri per bambini e ragazzi, sia in prosa che in poesia, che lo portano a vincere il premio Andersen nel 1995. Si impone così come uno degli autori di maggior peso, sia per qualità che per quantità di testi prodotti, del panorama nazionale. Dal 1999 ha abbandonato definitivamente l’insegnamento per dedicarsi a tempo pieno al mestiere dello scrittore.
Tra i suoi libri di maggior successo si possono ricordare: Faccia da maiale (Elle 1990), Uomo nero, verde e blu (Einaudi 1994), La coda degli autosauri (scritto a quattro mani con Anna Vivarelli ed edito da Piemme 1997). Nelle “Rane” di Interlinea ha pubblicato Chiaroscuro, Macchinario bestiale, Mastino e Biancaluna, I panini di Natale e Una strana collezione. A quattro mani con Anna Vivarelli ha invece pubblicato Storie da mangiare, La frittata, Uomo nero, verde, blu e Mangia, Matilde!

Anna Vivarelli

Anna Vivarelli
Anna Vivarelli è nata a Torino, dove si è laureata in Filosofia. Ha fondato una compagnia teatrale tuttora attiva e ha tenuto per molti anni corsi di storia del teatro per scuole di recitazione. Scrive testi anche per il teatro e per programmi radiofonici. Nel 1994 ha pubblicato con Einaudi il suo primo libro per ragazzi, Uomo nero, verde, blu, scritto insieme a Guido Quarzo. Nel 1996 ha vinto il Premio Battello. Vapore con La coda degli autosauri. Da allora ha pubblicato oltre cinquanta titoli con i maggiori editori. Ha vinto due volte il Premio Cento (con Amico di un altro pianeta e La nonna di Elena), due volte il premio Selezione Bancarellino (con Il mistero di Castlemoor e I fratelli Wilson e la porta magica), il premio di Legambiente (con Operazione brioche). Nel 2010 ha inoltre vinto il Premio Andersen come miglior autore.

Un brano del libro

Il cuoco che lavorava nel ristorante del porto aveva deciso di cucinare una frittata. Si trattava però di una frittata particolare perché era molto tardi, tutti i clienti se ne erano già andati via e quella frittata, il cuoco voleva mangiarsela lui. Per tutta la sera, come tutte le sere, il cuoco aveva visto dalla finestrella della porta di cucina la gente che mangiava di gusto le pietanze che lui aveva cucinato, e adesso gli era venuta una grande fame. Cercò quindi una padella piuttosto larga, per fare una frittata molto grande. “Vediamo un po’”, pensava il cuoco, “quanto sarà grande la mia fame misurata in centimetri... cinquanta? Sessanta? Settantacinque?... Mah!” Per essere sicuro di non sbagliare, prese la padella più grande di tutte, una padella così larga che quasi quasi non si riusciva nemmeno a reggerla con le mani, e che infatti nessuno usava mai. «La fame è tanta, la padella è grande, dovrò usare molte uova» disse, fra sé il cuoco. E incominciò a rompere le uova dentro una terrina. Quando la terrina fu piena, il cuoco sbatté ben bene le uova, ma gli sembrò che non ce ne fossero abbastanza per una padella così larga. Prese una terrina più grande, ci travasò le uova sbattute e aggiunse altre uova, ma continuava ad aver l’impressione che fossero poche, sicché andò avanti un pezzo a rompere uova, sbatterle e cambiare terrina, finché non si ritrovò a lavorare con un recipiente così grande e così pieno di uova sbattute che non riusciva a sollevarlo. «Forse ho esagerato», pensò il cuoco, ma senza preoccuparsi molto perché era abituato a cucinare per centinaia di persone e non si sarebbe certo impressionato per una frittata un poco più grande del normale. Comunque guardò con tenerezza l’uovo che ancora teneva in mano. «A questo ci rinuncio» ,disse, e lo posò delicatamente sul bancone: era l’ultimo uovo rimasto in tutta la cucina. Siccome però col crescere delle uova cresceva anche la sua fame, pensò di aggiungere un pizzico di formaggio alla sua frittata. Tutto allegro incominciò a grattugiare il parmigiano. Grattugia grattugia, non gli sembrava mai abbastanza, ma il cuoco era anche molto contento di tutto questo grattugiare: lavorava allegramente, cantando a voce alta e muovendo perfino qualche passo di danza, così che molto formaggio grattugiato, anziché cadere nella ciotola, si spandeva intorno e volava qua e là. A un certo punto il cuoco alzò gli occhi e disse: «Toh! Nevica...» E invece era tutto formaggio grattugiato che lui aveva sparso per la cucina. 

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