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Rosmini mistico

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Rosmini mistico
Titolo Rosmini mistico
Autore
presentazione di
Argomento Spiritualità Saggistica e spiritualità
Collana Passio, 8
Marchio Interlinea
Editore Interlinea
Formato
Formato Libro Libro
Pagine 40
Pubblicazione 1995
ISBN 9788886121606
 
5,00 2,50
 
risparmi: € 2,50
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Informazioni importanti

Con nota introduttiva di  e Il Gran Grido (nel centenario del transito di Antonio Rosmini).
L'incontro di un grande poeta con un grande filosofo per scoprire aspetti inediti dell’uno e dell’altro. L'avvio della causa di beatificazione di Antonio Rosmini induce a conoscere meglio questo personaggio la cui opera è ritenuta tanto complessa quanto profeticamente attuale, anche sotto il profilo spirituale, messo in luce da chi seguì le sue orme, Clemente Rebora. Un tetso vibrante e un apoesia con una nota introduttiva di Remo Bessero Belti



 

Biografia dell'autore

Clemente Rebora

Clemente Rebora

Clemente Rebora nasce a Milano il 6 gennaio 1885. Frequenta, ivi, tutte le scuole: dalle elementari al ginnasio-liceo (Parini), all’università (Accademia Scientifico-Letteraria) dove si laurea in Lettere. Dal 1910 al 1915 insegna a Milano, Treviglio e Novara. Ufficiale nella Grande Guerra 1915. Insegna a Como e a Milano. Quivi, anche all’Accademia Libera “Cento”. Nel 1929 viene alla Fede. Nel 1931 è novizio dell’Istituto della Carità (Padri Rosminiani) al Monte Calvario di Domodossola. 13 maggio 1933: ivi, emette la sua professione religiosa. 1936 (20 settembre): ordinato sacerdote a Domodossola. Vive a Stresa, nel Collegio Rosmini». Così l’asciutta Nota biografica dettata dal poeta per la prima edizione nel dicembre 1955 del Curriculum vitae (che riceve il premio “Cittadella”). Aggiungiamo che dall’ottobre di quello stesso anno è infermo a letto, ma un’emorragia cerebrale lo aveva colto già tre anni prima. Dopo una passio fisica e spirituale durata venticinque mesi muore il 1° novembre 1957. Scrive il giorno dopo Eugenio Montale per il “Corriere della sera”: «È un conforto pensare che il calvario dei suoi ultimi anni – la sua distruzione fisica – sia stato per lui, probabilmente, la parte più inebriante del suo curriculum vitae».

Per il resto, occorre almeno segnalare la giovinezza intellettualmente intensa, in amicizia con Antonio Banfi, Angelo Monteverdi, Michele Cascella, Sibilla Aleramo (legandosi affettivamente alla pianista russa Lidia Natus, grazie alla quale potrà tradurre opere di Andreef, Tolstòj e Gogol’), la collaborazione a riviste letterarie e in particolare alla “Voce” di Prezzolini, che nel giugno del 1913 gli pubblica i Frammenti lirici, mentre per le edizioni del “Convegno” escono nel 1922 i Canti anonimi, sette anni dopo un trauma provocato dall’esplosione di un obice mentre combatteva la Grande Guerra sul Podgora: gliene verrà un grave esaurimento nervoso diagnosticatogli emblematicamente come «mania dell’eterno». Finita la guerra, crescono i suoi interessi religiosi, che si innestano in una profonda fede mazziniana; e avverte l’urgenza di un impegno sociale, anche nell’insegnamento. Tiene corsi e conferenze. Nel 1928 al Lyceum di Milano, nell’ambito di una serie di incontri sulla storia delle religioni, inizia a parlare degli Atti dei Martiri Scillitani, ma s’interrompe: «Esitò, si sforzò. La vista gli si annebbiava. Qualche cosa gli stringeva la gola. Si prese la testa fra le mani. Si sentì smarrito. Non fu capace di proseguire» (così Margherita Marchione). La conversione è matura. Il 24 novembre 1929 Rebora riceve la prima Comunione dal cardinal Schuster. Passa poi al Collegio Rosmini di Stresa, sotto la guida spirituale di padre Giuseppe Bozzetti. Prende i voti religiosi nel 1936. Nel 1947 il fratello Piero cura un’edizione delle Poesie per Vallecchi e, dopo il Curriculum, nel 1956 il giovane editore Vanni Scheiwiller fa uscire all’Insegna del Pesce d’Oro i Canti dell’infermità,accresciuti l’anno dopo; nel 1961 dà invece alle stampe una più completa edizione delle Poesie, poi replicata nel 1982.

Una recente edizione di tutte le poesie, negli “Elefanti” Garzanti, è del 1994 – poi più volte ristampata – a cura di Gianni Mussini e dello stesso Vanni Scheiwiller; ma ora quei testi sono leggibili anche nel “Meridiano” di Poesie, prose e traduzioni, a cura di Adele Dei e con la collaborazione di Paolo Maccari, pubblicato da Mondadori nel 2015 con un’informatissima Cronologia.

Un brano del libro

Rosmini un giorno, dopo aver contemplato dalla sua dimora di Stresa il magnifico paesaggio, volgendosi raggiante a un compagno , esclamò: « A momenti mi par d'essere Adamo nell'innocenza, tanto mi paiono belle tutte le cose!». Poi, ricordando che in quel tempo si infieriva contro di lui, soggiunse: «Le persecuzioni stesse mi sembrano belle!». Con la semplicità del cuore, di chi non ha offuscato mai il candore battesimale, egli si librava sopra il creato verso quella «bontà essenziale che», diceva, «si comunica alla creatura che si rivolge a lui, e l'ha creata per questa ineffabile comunicazione». Perché, osservava,  Dio ci vuole prima buoni per farci felici; e il sapiente, cioè il cristiano ch vive amcio al suo Dio, gode interiormente vera felicità «anche in mezzo a tutti i mali del mondo», mentre chi è nemico di Dio, è intrinsecamente «malcontento e infelice anche possedendo tutti i beni di questo mondo, perchè non può mai sfuggire da se stesso».

Gesù manda il gran grido. / Rende lo spirito al Padre. / Immenso silenzio improvviso: / via fugge smidata la morte: / addensate sul giorno / le tenebre, il sole le squarcia: / si squarcia il velo del tempio.

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