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Il castello di Trezzo

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Il castello di Trezzo
titolo Il castello di Trezzo
autore
presentazione di
Argomento Letteratura (narrativa, poesia, saggistica...) Narrativa italiana
Collana Biblioteca del Piemonte Orientale, 9
marchio Interlinea
Editore Interlinea
Formato
libro Libro
Pagine 248
Pubblicazione 2005
ISBN 9788882124229
 
15,00 7,50
 

Informazioni importanti

Titolo in esaurimento: offerta per bibliofili
L'anno con cui s'apre Il castello di Trezzo è il 1385, in cui Gian Galeazzo, "conte di Virtù", diventa unico signore dello Stato milanese. Il suo tradimento porta all'arresto dello zio Bernabò Visconti, che viene incarcerato, appunto, nel castello. Gli intrighi di corte, le imboscate, le fughe, gli amori sono gli elementi di un testo (più ispirato al Walter Scott di Ivanohe che al contemporaneo Manzoni) che ha avuto fortuna popolare e che offre anche qualche squarcio di vera suggestione paesaggistica.
 

Biografia dell'autore

Giambattista Bazzoni

Giovanbattista Bazzoni è nato a Novara nel 1803 e si è presto trasferito a Milano, dove ha vissuto tutti i brevi quarantasette anni della sua vita.  In quella che allora era la capitale del Regno d’Italia, Bazzoni compì gli studi liceali. Nel 1821, assecondando il desiderio paterno, intraprese gli studi legali a Pavia, seguendo una carriera che era quasi divenuta una tradizione per i Bazzoni. Coltivò poi la sua passione letteraria. Il castello di Trezzo è il suo primo romanzo, e apparve a puntate sulla rivista Nuovo Ricognitore. L’editore Stella lo pubblicò per la prima volta in volume nel 1827.

Nell’età di mezzo, età d’armi e di fanatismo, in cui rade volte i principi s’avevano di mira il pubblico bene, l’Italia non offriva quell’aspetto florido e ridente che attualmente presenta. Non vedevansi allora comode ed ampie strade, non sodi ponti sui suoi fiumi e torrenti, non villaggi ben costrutti e popolosi. Ma nell’Alta Lombardia specialmente a piè de’ colli e a dilungo de’ fiumi erano vaste foreste e boschi antichissimi; il suolo in molte parti non appariva che nuda brughiera o inculta landa; le strade erano torti viottoli, impraticabili la maggior parte ne’ dì piovosi; ne’ villaggi stavano ammucchiati gli abituri dei contadini, fabbricati parte di legno e parte di sassi e creta, che mal valevano a proteggerli dalle intemperie delle stagioni.

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