Di niente, del mare

titolo | Di niente, del mare |
autore | Paolo Taggi |
Argomento | Letteratura (narrativa, poesia, saggistica...) Narrativa italiana |
Collana | Passio, 57 |
marchio | Interlinea |
Editore | Interlinea |
Formato |
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Pagine | 148 |
Pubblicazione | 2017 |
ISBN | 9788868570385 |
Biografia dell'autore
Paolo Taggi

In ambito narrativo, ha pubblicato Quasi noi (Nuova Eri, Torino 1993); Kentucky va in tv (Editori Riuniti, Roma 2002).
Di niente, del mare, pubblicato a trent’anni da Sellerio, gli è rimasto nel cuore. Per questo dopo tanti inviti ha deciso di ripubblicarlo.
Hanno scritto dell’autore, tra gli altri: Aldo Grasso («Paolo Taggi è insieme coiffeur di narrazioni televisive e teorico di questo narrare. Ma invece di scrivere libri seriosi, saggi accademici, si diverte a riflettere di tv inventando altre storie»), Luciano Tarversa («Drammaturgia è la parola chiave del suo approccio al mezzo televisivo»), Simona Sparaco («Solo Taggi poteva mettere insieme cinema televisione e letteratura e farne un’opera meravigliosamente poetica»).
Un brano del libro
Un giorno di maggio
Ha visto le montagne confondersi con il cielo, in lontananza. La neve, ha pensato, rimane sospesa. Da allora vive così. I pescatori che abitano sulla spiaggia, nel paese dove abita, si alzano quando è ancora buio. Aprono le finestre che guardano verso il mare senza vederli. Né lui né il mare. Fricina è lì da sempre. Parla con il mare.
Guarda quei fili colorati che galleggiano, che si confondono con le alghe. Sono una cosa soltanto, adesso. Ma non hanno niente che li lega: li guardo ogni giorno. Ci sono almeno tre stoffe diverse, in quei fili; un fazzoletto, forse un lenzuolo e quelli, quelli sono pezzi di rete. È il mare che li fa incontrare, altrimenti non succederebbe. Poi li trascina via. Ieri non c’erano, per esempio.
Io invece c’ero; ero qui, guardavo.
Quel piccolo masso, che adesso affiora appena. Il tempo di dirlo e la risacca l’ha ricoperto, ma è un attimo, vedi? Adesso è di nuovo libero.
Oggi il mare è calmo, non ci sono onde, e lo si vede bene, quando sporge dall’acqua. Un’ora fa il mare era più scuro e quando le piccole onde arrivavano a riva lo coprivano, solo un filo d’acqua bastava a nasconderlo.
Tu non lo vedi, forse, ma si sta consumando. È uno scoglio fragile.
Tra due o tre ore non ci sarà più. Non ci sarà mai stato, per gli altri. Per questo sono qui.
Uno viene qui e dà un’occhiata al mare, magari i suoi occhi guardano appena più in là e non lo vede e non saprà mai di questo piccolo masso. Io lo so. Capita. Uno arriva, e non pensa che quello che vede sta partendo, in qualche modo. Anche se gli sembra una cosa ferma, mentre l’acqua si muove.
Questa mattina è uscita la prima barca a cercare i pesci spada; ho riconosciuto le voci dei pescatori che si chiamavano, il rumore del motore. C’era poco vento. C’è poco vento. Non mi sono voltato a guardare, e non l’ho vista passare, la barca, neanche loro mi hanno visto, eppure mi sono passati davanti, qui, tra questi scogli. Ma loro avevano altri pensieri e io nei miei mi perdevo.
Loro non ci fanno più caso, a me, e io preferisco dimenticarli, se così si può dire. O immaginarli diversi. Anche loro cambiano, come questo scoglio, sono sicuro che è così.
Rassegna stampa per Di niente, del mare
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«Del mare mi piace proprio questo fatto: che è immenso. Io nella mia vita non ho fatto palazzi, non ho fatto soldi: non ho fatto niente»