Tony Harrison è nato a Leeds, città industriale dello Yorkshire occidentale, nel 1937. Diplomatosi in Linguistica con una tesi di dottorato sulle traduzioni in versi dell’
Eneide, intraprese l’insegnamento dell’inglese dapprima presso l’università di Zaria, in Nigeria, e successivamente a Praga dove maturò il suo interesse per il teatro e la traduzione/riscrittura dei classici. Rientrato in Inghilterra nel 1967, Harrison decise di dedicarsi a tempo pieno alla poesia (per lungo tempo sul suo passaporto alla voce
profession era scritto
poet). Ottenne quasi subito una Northern Arts Literary Fellowship presso l’università di Newcastle, città dove risiede tuttora. Nel 1969 con una borsa di studio Unesco andò a Cuba, in Brasile, Senegal e Gambia; nel 1971 fu in Mozambico, nel 1975 a Leningrado. Harrison oltre che poeta è stato autore teatrale: ha collaborato con il National Theatre di Londra scrivendo numerosi testi tra i quali:
The Misantrope (1973),
Phaedra Britannica (1975),
The Oresteia (1981, vincitore dello European Prize for Translation),
The Trackers of Oxyrhynchus, andati in scena per la prima volta nello stadio di Delfi nel 1988 e replicati nel 1989 al Royal National Theatre con grande successo (andati in scena per la prima volta in Italia in forma di
mise en espace al teatro del Lido di Ostia per la traduzione e la regia di G. Greco, nel 2005). Seguono
Square Round (1992),
Poetry or Bust (1993),
The Kaisers of Karnuntum (1995, andato in scena per la prima volta nell’anfiteatro romano di Carnuntum, nei pressi di Vienna). All’intensa attività teatrale ha affiancato quella di autore televisivo, realizzando numerose opere per i principali canali inglesi, la BBC e Channel Four, alcune delle quali in collaborazione con il regista Peter Symes. I suoi poemi-film fra cui
The Blasphemers’ Banquet (1989, dedicato a Salman Rushdie, oggetto di una
fatwa degli
ayatollah iraniani) e
Black Daisies for the Bride (vincitore del premio Italia 1994 per il documentario),
The Gaze of the Gorgon (1992) insieme ai suoi “libretti” per il Metropolitan Opera di New York, sono per lui un tutt’uno con la sua attività poetica. Poetica è stata anche la sua attività di corrispondente dal fronte durante il periodo della guerra in Bosnia al principio degli anni novanta: i suoi reportage in versi apparvero sulla prima pagina del “Guardian” durante alcune fasi della guerra (ad esempio
The Cycles of Donji Vakuf). Autore di numerose raccolte, più volte ristampate, è uno dei poeti di lingua inglese più letti nel mondo. Il suo inconfondibile stile che mescola alto e basso, metrica e dialetto, impegno civile e tenerezza intimistica, si affermò con
The Loiners (1970, vincitore del Geoffrey Faber Memorial Prize). La registrazione video della sua lettura del poemetto V., sulla profanazione della tomba dei genitori da parte dei tifosi del Leeds United, trasmessa da Channel Four (1987), suscitò grandi polemiche per la durezza e la crudezza del linguaggio. Con
The Laureate’s Block (2000) rifiutò polemicamente il titolo e il cospicuo appannaggio di poeta laureato della Corona e rivendicò i suoi sentimenti repubblicani, dopo che a seguito della morte di Ted Hughes si era ventilata l’ipotesi d’investirlo del titolo. In Italia sono stati pubblicati da Einaudi i volumi
V. e altre poesie (1990),
In coda per Caronte (2003), curati e tradotti da Massimo Bacigalupo,
Vuoti (2008) e
I segugi di Ossirinco (2014), curati e tradotti da Giovanni Greco, prima di
Afrodite del mare Nero e altre poesie (Interlinea, 2014, premio festival internazionale di poesia civile di Vercelli).