Un matrimonio in provincia

Titolo | Un matrimonio in provincia |
Autore | La Marchesa Colombi |
Con testi di | Giuliana Morandini, Silvia Benatti |
Argomento | Letteratura (narrativa, poesia, saggistica...) Narrativa italiana |
Collana | Biblioteca di narrativa, 7 |
Marchio | Interlinea |
Editore | Interlinea |
Formato |
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Pagine | 120 |
Pubblicazione | 2019 |
ISBN | 9788868572785 |
media voto |
5/5
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Disponibile anche nel formato
La storia dell’educazione sentimentale di una ragazza che si fa donna si specchia nella vita di provincia di fine Ottocento. Torna attuale il capolavoro della marchesa Colombi, pseudonimo di Maria Antonietta Torriani, scrittrice al centro di una rivalutazione internazionale (anche con In risaia e il galateo La gente per bene): «è il suo modo di raccontare che prende, il suo piglio dimesso ma sempre concreto e corposo, con un fondo di sottile ironia: quell’ironia su se stessi che è l’essenza dello humour» secondo Italo Calvino.
Biografia dell'autore
La Marchesa Colombi

Un brano del libro
Non conobbi mia madre, che morì nel primo anno della mia vita. La famiglia si componeva del babbo, notaio Pietro Dellara; d’una vecchia zia di lui, una zitellona piccola, secca come un’aringa, che dormiva in cucina dove aveva messo un paravento per nascondere il letto, e passava la vita al buio dietro quel paravento; di mia sorella maggiore Caterina, che si chiamava Titina; e di me, che avevo ereditato dal mio compare il nome infelice di Gaudenzia, ridotto, per uso di famiglia, al diminuitivo ridicolo di Denza.
Avevamo una casa… Dio che casa! Un’anticamera, di grandezza naturale, ma chiara che abbagliava, e perfettamente vuota. Non c’era dove posare un cappello. Alcuni testi con un resto di terra arsiccia e dei mozziconi di piante, morte di siccità, perché nessuno si era mai curato di inaffiarle, la ingombravano qua e là, e servivano, quando occorreva, a tener aperto l’uscio che metteva in sala.
La sala vasta, quadrata, chiara, troppo chiara, perché non c’erano né tende, né cortine, né trasparenti alle finestre, era mobigliata con un divano addossato alla parete principale di contro alle finestre, quattro poltrone due a
destra e due a sinistra del divano, appoggiate al muro, ed otto sedie lungo le pareti laterali, quattro per parte. Nel centro della sala c’era una tavola rotonda, coperta con un tappeto di lana; e sul rosone di mezzo del tappeto, c’era una scatola da guanti col coperchio di vetro, traverso il quale si vedeva un paio di guanti bianchi un po’ sciupatini. La scatola era un dono nuziale del babbo alla sua sposa, ed i guanti erano quelli che la mia povera mamma aveva portati il giorno delle nozze. Intorno alla scatola erano schierati sulla tavola: due cerchi da tovaglioli ricamati sul canovaccio, colla scritta «buon appetito»; un portasigari di velluto rosso, con una viola del pensiero ricamata in seta; una busta di pelle scura, imbottita di raso turchino, che stava sempre aperta per lasciar vedere una ciotola ed un piattino d’argento, dono del mio compare Gaudenzio alla mia mamma, in occasione della mia nascita.
Nessuna di quelle cose aveva mai servito all’uso a cui era destinata, perché il babbo le trovava troppo di lusso e per conseguenza le teneva in sala, la stanza di lusso della casa.

1° edizione 2017
La Marchesa Colombi, pseudonimo di Maria Antonietta Torriani, riesce a coinvolgere i lettori, perché, con la sua sensibilità, presenta storie di vita vera sempre, in particolare, al femminile. Bel gioiello questa sua opera, apprezzata da Italo Calvino e Natalia Ginzburg. È stata davvero una grande scrittrice. Grazie alla casa editrice Interlinea che ci offre questi capolavori di vera letteratura.
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Per tutta la vita, quell'alto silenzio della benedizione mi ricordò la gioia di quell'ora, e mi commosse, e mi fece piangere. I miei parenti ed amici hanno una grande idea della mia divozione