Acquedotto* Sarei dovuto nascere nel 1884 a Trieste,
in Acquedotto, ma non ho potuto.
Mi ricordo una casa scura a tre piani:
al pianterreno c’era il salotto arredato,
e il mio bisnonno, mio padre,
che come ogni mattina leggeva attento
le notizie della borsa, soffiava in aria
il fumo del sigaro e in un lampo
faceva i conti. Quando
ero già da tre mesi nel grembo della
mia bisnonna, ci fu una riunione
che ha rimandato il mio arrivo di due generazioni,
ha messo per iscritto la decisione,
ha messo il foglio bianco in una busta
e l’ha spedito all’archivio viennese.
Mi ricordo che dopo ho viaggiato a ritroso
verso la luce e lì, disteso sulla pancia,
ho visto un uomo alto, non più giovane,
che brontolando ispezionava gli scaffali,
prendeva qualcuno dallo scaffale vicino
e lo spingeva a forza con la testa
verso uno scivolo d’aria.
Avevo la sensazione di avere sette anni,
e che il mio sostituto, mio nonno,
fosse un po’ più vecchio, sui nove o dieci.
Ero rassicurato. Anche se tutto questo
mi commuoveva. Ricordo che per un po’
ero come malato, probabilmente per la luce
troppo forte, poi i polmoni, come delle borse,
sono tornati normali. Quando
raggiunsi il tono giusto mi addormentai.
Sapevo che avevo là sotto il mio corpo
e nel sonno l’avevo visto spesso. Era
un uomo dai movimenti lenti, coi baffi,
un sognatore che era stato banchiere tutta la vita.
Presentato a Belgioioso "Acquedotto" di Tomaz Salamun
Il poeta sloveno Tomaz Salamun
Giuliano Donati ha curato la traduzione delle poesie di Salamun
Salamun, Donati e Roberto Cicala di Interlinea
Il castello di Belgioioso
Salamun con il traduttore Giuliano Donati