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La ragazza che aveva paura del temporale

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La ragazza che aveva paura del temporale
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Presentazione di Giuliana Sgrena. L’avventurosa e quasi leggendaria storia di Antonietta (Neta), bella come Liz Taylor, e Franco detto “Ranca”, sfrusìn e partigiano dell’ottava Matteotti, madre e padre di Giuliana Sgrena. Alle loro vite e a quelle delle loro famiglie si intrecciano la piccola storia della val d’Ossola, con l’epica lotta tra contrabbandieri e finanzieri, e la grande storia d’Italia, dalla ritirata di Russia alla lotta partigiana, alla Liberazione, sino ad arrivare al rapimento di Giuliana in Iraq. Un romanzo che è una testimonianza preziosa di un popolo e di una valle di confine.
 

Biografia dell'autore

Benito Mazzi

Benito Mazzi

Benito Mazzi, giornalista, scrittore e studioso di tradizioni alpine, negli ultimi anni anche libraio a Santa Maria Maggiore, da sempre vive nell’ossolana valle Vigezzo, dove ha ambientato quasi tutti i suoi libri, pubblicati con molte case editrici (tra cui Rizzoli per Almeno questanno fammi promosso e Priuli & Verlucca per Fam, füm, frecc. Il grande libro degli spazzacamini e altri) e spesso tradotti all’estero. Tra i volumi di narrativa editi da Interlinea ricordiamo Nel Sole zingaro. Storie di contrabbandieri (prima edizione 1997, Selezione Premio Strega), Quando abbaiava la volpe, Un uomo che conta (Selezione Premio Bancarella Sport), L’aquila di Tappia al Giro d’Italia (con Marco Della Vedova), Gli invincibili della neve e, per i bambini, la storia di Natale Il sogno di Gibo. Più di recente, La ragazza che aveva paura del temporale, con presentazione di Giuliana Sgrena, Sento che domani vinciamo. Una tragica storia di pallone (presentazione di Marco Cattaneo) e Il falsario sognatore. Un bohémien di provincia. È mancato nell’aprile 2022 all’età di 83 anni.

Notizie che parlano di: La ragazza che aveva paura del temporale

Interlinea ricorda Benito Mazzi finalista la premio Strega con una nuova edizione del suo capolavoro "Nel sole zingaro"
L'avventurosa storia della bella Neta, mamma della nota giornalista, e di suo marito Franco sullo sfondo della val d'Ossola: una testimonianza preziosa di un popolo e di una valle di confine tra gli avvenimenti più importanti della storia d'Italia.

Nell’osteria della Delina il canto e il ballo non erano consentiti. Se a un avventore scappava una mezza bestemmia, la donna, stazza sui 120 chili stabili e braccia da boscaiolo, lo sollevava delicatamente di peso e lo depositava sugli scalini fuori della porta. Pochi anni dopo l’apertura dell’osteria – c’era ancora il Giuanìn, suo marito –, le avevano tolto la licenza per aver soccorso un giovane contrabbandiere ferito da una schioppettata della finanza. Era notte, piangeva di dolore, il tapino, fuori sulla strada, perdeva sangue e chiedeva aiuto. Senza esitazioni, pur consapevoli del rischio che correvano, la Delina e il marito l’avevano trasportato in casa prestandogli le prime cure. Il giorno dopo il Giuanìn s’era precipitato col calesse a Santa Maria Maggiore a prelevare il medico. La denuncia per favoreggiamento era scattata immediata: nel giro di qualche settimana la licenza di osteria con alloggio era stata revocata e l’intera famiglia condannata a cinque anni di confino nella città di Mortara.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, la Delina dovette di nuovo chiudere i battenti. L’Osteria degli Amici, per decisione superiore, divenne la caserma della milizia confinaria. I gerani alle finestre furono sostituiti da sinistre feritoie e la proprietaria, sfrattata con le figlie, sfrattò a sua volta i boscaioli, prendendone il posto nella casetta sotto la strada.

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