Poesie sul sagrato

titolo | Poesie sul sagrato |
autore | David Maria Turoldo |
illustratore | Mauro Maulini |
con testi di | Roberto Cicala, Luciano Erba, Giannino Piana |
Argomento | Letteratura (narrativa, poesia, saggistica...) Poesia italiana |
Collana | Passio, 1 |
marchio | Interlinea |
Editore | Interlinea |
Formato |
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Pagine | 48 |
Pubblicazione | 1993 |
ISBN | 9788886121118 |
"Non avanza di me che una macchia pallida / un involucro d'alga alla deriva, mentre / la facciata è una sindone immensa di occhi / che mi denudano allo stupore di tutti. / Sola ci cammina sopra la luna con vesti regali verso l'alta notte".
Un brano del libro
Padre Turoldo dà così voce alla nostra ansia che non sappiamo sciogliere; nell'angoscia che, nelle sue parole, fa disperare ma allo stesso tempo offre occasioni per sperare. E un caso di speranza, favorito dalla memoria, è il giorno festivo come momento i cui l'uomo ritrova l'immagine più profonda di se stesso riflessa in una presenza interiore sacra, come insegna il pastore, «quando il sagrato continua il racconto / delle biade delle mucche del tempo / immutabile», nella penultima poesia di questa plaquette, scritta nel 1947 davanti all'«immobile» lago Maggiore.
«Ma quando facevo il pastore...», riprende il poeta nell'ultima composizione, «i tronchi degli alberi parevano / creature piene di ferite... / Io portavo le pecore fino al sagrato/ e sapevo d'essere uomo vero / del tuo regale presepio».
In questi versi il sagrato è il luogo dove l'uomo nfa un incontro importante ed è provocato - dal mistero, dal sacro, dai simboli della natura e dell'arte - a interrogarsi, per rivivere una fede genuina (come quella di un pastore evangelico), per prendere coscienza di un impegno sociale al «margine della strada» dove vive chi «non sa sperare», oppure per scoprire davanti al tempio che drammaticamente «la facciata è una sindone immensa di occhi / che mi denudano allo stupore di tutti».
Anche se crediamo di non decifrare più l'alfabeto delle cose e degli uomini e di non trovare un senso per tutto, alla fine ecco (ancora Nel segno di Giona) un segnale della Sua presenza: «Sola ci cammina sopra la luna / con vesti regali verso l'alta notte».
Nella nostra notte le parole di David Maria Turoldo sprigionano una luce di speranza, pur raggrumata nel sangue della sofferenza e della crisi: sono parole cvissute e scomode che si fanno profezia.
(dalla nota di Roberto Cicala)