Il muro di Berlino
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Titolo | Il muro di Berlino |
Autore | Enrica Gnemmi |
Curatore | Paolo Zoboli |
Argomento | Letteratura (narrativa, poesia, saggistica...) Narrativa italiana |
Collana | Biblioteca di narrativa, 21 |
Marchio | Interlinea |
Editore | Interlinea |
Formato |
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Pagine | 280 |
Pubblicazione | 2011 |
ISBN | 9788882127510 |
Il muro di Berlino viene eretto, in pochi giorni, intorno alla metà di agosto del 1961. Il mese dopo, a Sesto Calende, Enrica Gnemmi inizia a scrivere un romanzo, concluso nel settembre successivo e subito dato alle stampe, che rappresenterà l’unica opera d’invenzione intitolata in Italia, fra il 1961 e il 1989, al Muro di Berlino. Il romanzo narra la tormentata vicenda di Stefàn Rossbach dal «carcere orientale» di Berlino est, dove è preso in un «ingranaggio misterioso», a una angosciosa fuga al di là del Muro, tra le «folle anonime» del libero Occidente, nella vana ricerca di una impossibile libertà: una vicenda chiaramente modellata dalla scrittrice sulle predilette Ultime lettere di Jacopo Ortis ma da lei immersa in una atmosfera onirica e irreale memore, non casualmente, del Processo di Kafka. A cinquant’anni esatti da quell’estate del 1961, il romanzo della Gnemmi viene riproposto in una edizione critica e commentata, arricchita da una incompiuta e inedita continuazione della fine degli anni sessanta.
Biografia dell'autore
Enrica Gnemmi
Enrica Gnemmi iniziava la sua attività letteraria oltre sessant’anni fa; era nata a Sesto Calende (in provincia di Varese) nel 1922, si era laureata in Lettere nel 1947 e insegnava nelle scuole superiori. Da allora – per più di mezzo secolo e fino alla morte da lei stessa cercata nel 2004 – la Gnemmi ha dedicato la sua intera esistenza, oltre che alla scuola (fino alla pensione nel 1985) e alla musica (era diplomata in pianoforte), a una inesausta attività di scrittura, prima nel teatro e nella narrativa, poi in quella forma tutta sua che lei chiamava ‘capriccio’: una scrittura sempre nutrita di profondi studi e di vaste letture (dei quali e delle quali era testimonianza la sua ricca biblioteca), ma anche di una vigile e critica attenzione alla realtà contemporanea. Presso Interlinea è stato pubblicato nel 2011 il romanzo Il muro di Berlino, a cura di Paolo Zoboli; nel 2014 è uscito Requiem per la collana Passio.
Un brano dal libro
Un bastione senza torri. Stefàn vi andava tutte le sere da un anno. Giungeva fino a dieci passi da esso. Guardava le luci dell’altro pianeta poi tornava a casa. Aveva sentito un moto di ribellione la prima volta, quando il Muro era stato alzato, ma l’indifferenza aveva subito ripreso il suo posto nell’anima consegnata al silenzio. Stefàn andava tutte le sere al Muro perché nessuno ci andava. Quella sera, però, fece una cosa insolita: superò il limite che si era imposto. Nove, otto, tre, un passo. Il Muro era lì a portata delle sue dita. Se lo avesse toccato, se avesse sentito sulla pelle il freddo del cemento, avrebbe saputo inequivocabilmente che il Muro era una realtà alla quale non avrebbe potuto opporre la sua indifferenza. E poi che avrebbe dovuto fare? conoscere ancora la sofferenza, l’odio, l’ira? Per un attimo Stefàn giocò con la tentazione che lo voleva uomo vivo, ma la pigrizia ebbe la meglio. Ritrasse le dita. Voltò le spalle. Uno, due, sette, dieci passi: era salvo. Sarebbe andato da Cristal. Non la vedeva da molti mesi. La casa era tetra, la scala buia. La camera era sotto il tetto. Salì adagio. Bussò una sola volta: un colpo forte e breve. Cristal aperse subito. «Stefàn», disse con gioia. Egli entrò.
Aveva sentito un moto di ribellione la prima volta, quando il Muro era stato alzato, ma l'indifferenza aveva subito ripreso il suo posto nell'anima consegnata al silenzio.