Sono molto salite, negli ultimi anni, le quotazioni letterarie dello scapigliato piemontese Giovanni Faldella nella borsa delle azoni letterarie. Il merito è quasi tutto di Gianfranco Contini, che l'ha rivalutato all'interno di quel filone che va da Folengo a Gadda. Queste Verbanine (qui riprodotte secondo l'unica edizione del 1892 con i disegni originali di Giuseppe Ricci) sono le "lettere" che l'autore finge composte da «Apostolo Zero pellegrino di commercio e amore» e da lui ritrovate. Ne emerge un viaggio sui generis lungo il lago Maggiore ma soprattutto dentro l'umanità. Così, per esempio, la Stresa di Faldella non è più quella di Rosmini e Manzoni, ma delle «figurine», delle «fabbriche di confetti» delle iniziative dei giovani della riviera che vanno nel mondo a cercare fortuna. L'opera è accompagnata dallo studio effettuato per la prima volta sui manoscritti, con un'appendice sul linguaggio gustoso, ironico e ricco di fascino di Faldella.
Biografia dell'autore
Giovanni Faldella

Giovanni Faldella, vercellese di Saluggia (dove nasce nel 1846 e muore nel 1928), studiò legge ma si diede al giornalismo e alla politica, con una lunga carriera parlamentare. Vasta è la sua produzione di scrittore. Il meglio delle sue prose, di genere bozzettistico, è nell’uso di una lingua estrosa e antimanzoniana, in un gioco tra idillio e ironia, tanto da essere considerato un maestro della Scapigliatura piemontese.