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Le montagne di don Patagonia

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Le montagne di don Patagonia
titolo Le montagne di don Patagonia
autore
Argomento Letteratura (narrativa, poesia, saggistica...) Narrativa italiana
Collana Biblioteca di narrativa, 23
marchio Interlinea
Editore Interlinea
Formato
libro Libro
Pagine 76
Pubblicazione 2012
ISBN 9788882127992
 
12,00 11,40
 
risparmi: € 0,60
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Disponibile anche nel formato

Informazioni importanti

Con le immagini storiche di Alberto Maria De Agostini.
Laura Pariani torna in Patagonia sulle tracce dell’esploratore salesiano padre Alberto Maria De Agostini. E lo racconta quando, ormai anziano, seduto in poltrona, ripensa alla propria giovinezza: la scelta di fare il missionario nel Fin del Mundo, la battaglia in difesa degli indios, la passione per le sfide delle cime andine. «Quando entrava nelle loro case – estancias o ranchitos che fossero – il fatto che portasse una giubba da scalata e non l’abito talare, all’inizio li poteva sorprendere ma poi gli leggevano negli occhi che lui era lì per portare la parola di Dio. È stato così che è diventato per tutti don Patagonia...».
 

Biografia dell'autore

Laura Pariani

Laura Pariani
Laura Pariani nasce a Busto Arsizio nel 1951 e oggi vive sul lago d’Orta. Trascorre l’infanzia a Magnago, nel Milanese, in un ambiente ancora in gran parte contadino e nel 1966 compie con la madre un viaggio in Argentina per conoscere il nonno materno. Queste due esperienze – da una parte il mondo contadino con i suoi personaggi e i suoi miti e dall’altra il viaggio con la madre in Argentina, dove tornerà anche in età adulta – avranno una grande influenza sulle sue opere. Laureata in Filosofia della storia presso l’Università Statale di Milano, negli anni settanta disegna e scrive storie a fumetti (Perché non i fiori, La salamandra, Milano 1975; La fata rovesciata, Ottaviano, Milano 1976) e fino al 1998 insegna in una scuola superiore. Il suo primo libro, del 1993, è la raccolta di racconti Di corno d’oro edito da Sellerio, con cui ha vinto il premio Grinzane Cavour e il premio Piero Chiara. Le sue opere (tradotte in varie lingue) vanno da La foto di Orta (Rizzoli, Milano 1999, premio Elio Vittorini 2001, ripubblicato da Interlinea nel 2017) a Patagonia blues (Effigie, Milano 2006) fino ai recenti Milano è una selva oscura (Einaudi, Torino 2010, finalista al premio Campiello), La valle delle donne lupo (ivi, 2011), Il piatto dell’angelo (Giunti, Firenze 2013) e, insieme a Nicola Fantini, Nostra Signora degli scorpioni (Sellerio, Palermo 2014).
Frequente la sua partecipazione ad antologie di racconti, fra cui Di Orta un Po. Scrittori torinesi in riva al lago (Interlinea, Novara 2010). Sempre per Interlinea nel 2012 ha pubblicato Le montagne di don Patagonia e nel 2014 Il nascimento di Tònine Jesus. Ha scritto testi per opere teatrali e ha partecipato alla sceneggiatura del film Così ridevano (regia di Gianni Amelio), Leone d’oro al festival di Venezia nel 1998. I suoi ultimi libri sono: Questo viaggio chiamavamo amore (Einaudi, Torino 2015), Che Guevara aveva un gallo (con Nicola Fantini, Sellerio, Palermo 2016), «Domani è un altro giorno» disse Rossella O’Hara (Einaudi, Torino 2017) e Il lago dove nacque Zarathustra (con Nicola Fantini, Interlinea, Novara 2018)

Un brano del libro

La Bibbia sta aperta sul leggio davanti alla finestra aperta sul tardo pomeriggio. Il vecchio padre De Agostini legge lentamente a voce alta, dal Libro dei Re:
«E l’angelo del Signore toccò Elia che dormiva e gli disse: “Alzati e mangia, perché un cammino lungo ti resta da fare”. Egli allora si alzò, mangiò e bevve; e in virtù di quel cibo camminò quaranta giorni e quaranta notti, fino al monte Horeb, trono del Signore. Là giunto, entrò in una grotta per passare la notte. Ma di nuovo l’angelo raggiunse Elia, lo toccò sulla spalla e lo risvegliò: “Esci fuori, e mettiti in ascolto”. Ciò fatto, ecco alzarsi un forte vento che urlava nelle gole e spezzava le pietre, ma il Signore non era nella tempesta. Poi venne un terremoto che scosse il pendio, facendo da ogni parte rotolare massi, ma il Signore non era nel terremoto. Poco dopo ecco il fuoco dei fulmini a squarciare la notte, ma il Signore non era nel fuoco. Infine sopraggiunse il soffio di un vento leggero come un sospiro. Quando Elia lo udì, comprese che era la voce di Dio e si coprì il viso con un mantello, prosternandosi...»

Il vecchio alza lo sguardo verso la finestra aperta, a contemplare le montagne. La pioggia che per tutto il pomeriggio è caduta con insistenza è finalmente cessata. Ora in giardino i rami degli alberi sgocciolano lentamente. Nel cielo si è aperto uno squarcio di azzurro pallido, dove la stella della sera si sta accendendo.
Sorride tra sé, ripensando alle parole della Bibbia – la voce dell’Onnipotente come il soffio di un vento leggero... – e al filo d’aria che adesso si è levato. Questo sussurrare di foglie e di erbe, che è la lingua di Dio che l’uomo non sa più intendere: Lui si accosta a noi con un passo così felpato che non lo avvertiamo.

Notizie che parlano di: Le montagne di don Patagonia

Venerdì 6 settembre, alle ore 21 presso il teatro Bibiena, Laura Pariani sarà ospite del Festivaletteratura di Mantova con uno spettacolo dedicato a padre De Agostini protagonista di "Le montagne di don Patagonia".
Sarà presentato venerdì 17 febbraio, ore 21 presso CasaFrancoli a Ghemme, "Le montagne di don Patagonia": l'autrice torna nella terra del fuoco sulle tracce dell’esploratore salesiano padre Alberto Maria De Agostini, protagonista di storie suggestive.
In "Le montagne di don Patagonia" Laura Pariani torna nella terra del fuoco sulle tracce dell’esploratore salesiano padre Alberto Maria De Agostini: protagonista e testimone di storie suggestive che rivelano la magia e la durezza di quei luoghi.

Eventi collegati a Le montagne di don Patagonia

Scuola di Musica Dedalo, il 29.11.2020 alle ore 16.00, via Maestra 9, Novara

Nella stanza è entrato un giovane prete portando un vassoio con una tazza di tisana. Lo posa sul tavolino, affianco alla poltrona del vecchio. Tossicchia, coprendosi con una mano i denti ingialliti; poi suggerisce sommessamente: «Non so se le fa bene l’aria umida della sera, padre De Agostini... Forse sarebbe meglio chiudere la finestra».
Il vecchio sospira e scuote la testa: «Ma no, don Franchino, lasciamola aperta ancora un momento. È così dolce il profumo che sale dal giardino dopo il temporale».
Sorride tra sé: la fragranza della terra lavata dalla pioggia recente gli ha sempre riempito l’animo di un’intensa esaltazione. Qualcosa di unico, che gli riesce difficile descrivere con parole. L’impressione di essere come il misero islandese, di leopardiana memoria, davanti a Madama Natura. L’ha provata tante di quelle volte durante le sue scalate in montagna: la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa che ha una sua esistenza separata, di fronte alla quale l’uomo è come un estraneo – un ospite? – a cui in occasioni particolari potrebbe anche venire concesso di occhieggiare da un pertugio, mentre le vere porte sono aperte soltanto agli stambecchi, alle marmotte o alle aquile... Uno di quei sentimenti che dopo la pioggia ha sempre avuto l’impressione che si rinforzassero – nei boschi di Oropa, come nei faggeti della Patagonia – quasi che la grande opera di pulizia e di fecondazione dell’acqua fosse uno speciale messaggio diretto proprio a lui.

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