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Saggistica letteraria

Benedetto Croce scrittore

Nuova corrente 173-174

rivista: Nuova Corrente

pagine: 216

Di Benedetto Croce, tra i personaggi più influenti nella cultura e nell’editoria dell’ultimo secolo, non è mai stata fatta luce completa in relazione al suo impegno nella scrittura. Queste pagine dirigono un fascio di luce sullo scrittorio del grande filosofo napoletano (1866-1952), da come, quando e a chi scriveva le sue lettere più importanti fino all’attività di diarista, soprattutto nei taccuini di guerra, passando dalle recensioni alle riscritture, per esempio del Cunto de li cunti del Basile. Emergono testi inediti e rari che non spiegano soltanto la persona ma anche il suo tempo: «Il filosofo, oggi, deve non già fare il puro filosofo, ma esercitare un qualche mestiere, e in primo luogo, il mestiere dell’uomo».

Quaderni Montaliani 4

rivista: Quaderni montaliani

pagine: 200

L’epistolario montaliano è, per più versi, il protagonista di questo fascicolo, sia per quanto pertiene alla sezione Testi, con nuove acquisizioni di inediti a (e di) Arturo Loria e Guido Lopez oltre a un’integrazione alle già note lettere a Margherita Dalmati, sia per quanto riguarda la sezione Saggi e note, con un primo studio stilistico su un’importante lettera a Clizia e col ritrovamento di una lettera a Lalla Romano del 1941 che consente di documentare una precoce attenzione di “lettore” delle poesie della scrittrice piemontese. Tra i saggi spicca la decifrazione della sinora enigmatica figura di G.B.H. segnalata nella cronologia di Zampa in relazione al viaggio londinese del 1948: si tratta di una giovane signora forlivese (Grete Basini, allora sposa del fotografo Sascha Harnisch), già conosciuta nell’ultimo periodo fiorentino, che a pieno titolo va rubricata tra i personaggi femminili della Bufera e altro. Il fascicolo si completa con l’analisi di un’antologia di giudizi di poeti coevi allestita da Enzo Fabiani su “Gente” in occasione del premio Nobel e con il recupero dal “Corriere d’informazione” di quattro note su opere pucciniane, come omaggio al centenario di un musicista che contò parecchio per Montale. La densa pagina di Eugenio De Signoribus, infine, ci consegna un altro vis-à-vis firmato da uno dei maggiori poeti dei nostri giorni. Hanno collaborato a questo numero: Leonardo Bellomo, Ida Campeggiani, Alberto Cavaglion, Alessandra Cenni, Eugenio De Signoribus, Alessandro Ferraro, Monica Marchi, Luca Carlo Rossi, Paolo Senna, Stefano Verdino.      

Le cose buone e vere

Lettere di un maestro e di un giovane poeta (1953-1982)

di Carlo Betocchi e Giovanni Raboni

editore: Interlinea

pagine: 580

Nella primavera del 1953 Giovanni Raboni risulta vincitore di un concorso di poesia della cui giuria fa parte Carlo Betocchi. La circostanza della premiazione, a Roma, segna l’inizio di un rapporto stretto e duraturo fra l’allora ventunenne milanese e l’autorevole poeta toscano. Il fitto scambio epistolare, finora inedito, che lo documenta permette di seguire da vicino il cammino lungo la «difficile strada» della poesia nel quale Betocchi accompagna il giovane corrispondente, in un confronto franco e mai formale. Il configurarsi come prezioso testimone di un fervido laboratorio poetico non esaurisce il valore del carteggio, assicurato altresì dall’ampiezza di orizzonte e dalla costante tensione morale di una nobile conversazione che spazia dalle vicende personali e familiari alla realtà culturale e storica dell’Italia contemporanea fino alle grandi questioni esistenziali e spirituali sulle quali si interrogano i due interlocutori. 

Le molte vite di Umberto Eco

Atti del convegno nazionale San Salvatore Monferrato 12-13 ottobre 2023

a cura di Giovanna Ioli

editore: Interlinea

pagine: 120

«Leggere ci permette di sperimentare l’immortalità delle idee e delle storie, offrendoci un rifugio dal finito e permettendoci di vivere letteralmente mille vite»: Umberto Eco è un autore che si è espresso in un ventaglio di libri che hanno stupito il mondo, con uno stile che sapeva combinare l’alta erudizione con un affascinante miscuglio di filosofia, analisi del linguaggio, semiotica e senso dell’umorismo. A raccontare e interpretare la sua opera è un coro di voci amiche che si riuniscono per ricordare l’uomo e lo scrittore, convinte che avesse ragione quando scrisse che i libri allungano la vita. Lui ne ha vissute moltissime, «una piccola anticipazione di immortalità». Testi di Franco Castelli, Roberto Cicala, Paolo Desogus, Gian Luigi Ferraris, Elio Gioanola, Roberto Grenna, Silvia Martinotti, Cristina Nesi, Fabio Prevignano, Maria Rita Rossa, Stefania Sini, Alberto Sinigaglia, Brunello Vescovi, Barbara Viscardi

La costanza del risultato, l’ardimento dell’interpretazione.

Padre Giovanni Pozzi nel centenario della nascita, atti del convegno internazionale di studi (Lugano, 26-27 maggio 2023)

a cura di Pietro Montorfani, Uberto Motta, Stefano Prandi, Aurelio Sargenti

editore: Interlinea

pagine: 240

Giovanni Pozzi è stato uno dei maggiori italianisti del secondo Novecento, impegnato sul doppio fronte della critica letteraria e della filologia. Autore di numerosi studi – da La rosa in mano al professore (1974) ad Alternatim (1996) – e di importanti edizioni critiche e commentate (l’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, le Castigationes Plinianae di Ermolao Barbaro e l’Adone di Giovanni Battista Marino), ha contribuito fortemente al rinnovamento di vari ambiti di ricerca: dallo studio delle forme retorico-stilistiche della tradizione a quello della topica letteraria; dalla storia della mistica e della religiosità popolare ai problemi legati al rapporto tra parola e immagine, a cui sono dedicati i volumi La parola dipinta (1981), Poesia per gioco (1984) e Sull’orlo del visibile parlare (1993). Nato a Locarno nel 1923 e ordinato sacerdote nell’Ordine dei Frati Cappuccini nel 1947, all’Università di Friburgo ebbe come maestri Gianfranco Contini e Giuseppe Billanovich (e extra muros Carlo Dionisotti). Si addottorò nel 1952 e, dopo la libera docenza conseguita nella stessa università, ne divenne professore ordinario di Letteratura italiana per quasi un trentennio (1960-88). Dalle aule universitarie trasferì infine il suo magistero in quelle del Convento dei Cappuccini di Lugano, dove visse in continua operosità fino alla morte, avvenuta il 20 luglio 2002. Il volume raccoglie i contributi del convegno internazionale (Lugano, 26-27 maggio 2023) organizzato da Associazione Biblioteca Salita dei Frati, Istituto di Studi italiani dell’Università della Svizzera italiana (USI) e Dipartimento di italiano dell’Università di Friburgo, nel centenario della nascita.

Pasolini e i giovani

di Roberto Carnero

editore: Interlinea

pagine: 136

I giovani sono una presenza centrale nell’opera di Pier Paolo Pasolini (1922-1975) – come personaggi, come oggetto di analisi sociale, come interlocutori – e la tensione pedagogica, tipica del lavoro pasoliniano, si indirizza molto spesso verso di loro. Del resto ai suoi occhi i giovani incarnavano in maniera emblematica le trasformazioni in atto nella società italiana e ne offrivano un’immagine per così dire tridimensionale: con i loro gesti, i loro comportamenti, i loro corpi, prima ancora che con le parole. Questo saggio di Roberto Carnero indaga tale tematica nell’opera dell’ultimo Pasolini, di cui evidenzia tutta l’attualità e la capacità di parlare, oggi, alle nuove generazioni, senza evitare di interrogarsi sullo “scandalo” provocato dalla sua vita e dalla sua morte.

«Da te lontano»

Incursioni critiche nell'immaginario transnazionale di Giuliana Morandini

a cura di Natalie Dupré

editore: Interlinea

pagine: 248

Scrittrice, studiosa e critica teatrale, Giuliana Morandini è stata tra le voci europee più significative del Novecento italiano. A cinque anni dalla sua scomparsa, questo volume collettaneo propone un affascinante viaggio nel suo immaginario transnazionale attraverso una selezione di studi accademici, recensioni e saggi, editi e inediti realizzati per l’occasione. I saggi inclusi sono scritti da autori provenienti da diversi contesti culturali, contribuendo a un approccio che riflette la stessa dimensione transnazionale e multilingue dell’opera dell’autrice. Arricchito dai ricordi di Massimo Cacciari e Renato Barilli, questo omaggio approfondito e ricco di prospettive abbraccia l’intero spettro dell’eredità letteraria e intellettuale dell’autrice, dalle testimonianze dal manicomio femminile alla narrativa che indaga le ragioni dell’identità. Attraverso questa panoramica critica, il volume intende onorare la memoria di Giuliana Morandini, offrendo al lettore un’ulteriore occasione di confronto per esplorare gli intrecci di lingua e cultura presenti nella sua opera.Con due ricordi di Massimo Cacciari e Renato Barilli.

Strategie testuali dell'umorismo nelle "Confessioni d'un italiano"

di Michele Carini

editore: Interlinea

pagine: 208

Il volume tratteggia un’indagine approfondita dell’umorismo nelle Confessioni d’un Italiano di Ippolito Nievo, analizzando in particolare come questo fenomeno si realizzi nel corso del primo capitolo del romanzo. Su questo modello l’autore propone quindi una serie di percorsi di taglio per lo più tematico all'interno dello svolgersi delle Confessioni, cercando di mettere in luce «la corrispondenza tra un umorismo della superficie testuale e un umorismo, come dire, complessivo, relativo all’intelaiatura del romanzo». Agli studi sull’umorismo nieviano è dedicata infine una rassegna bibliografica in appendice.

Censura e autocensura tra Otto e Novecento

Autografo 71

rivista: Autografo

pagine: 208

La censura ha continuato a operare in Italia anche dopo la firma della Costituzione repubblicana. Una persistenza che può sorprendere, quando si consideri, con Norberto Bobbio, che «non c’è istituto come quello della censura che serva a caratterizzare un regime»; e allo stesso tempo non stupisce, quando si osservi, ancora con Bobbio, che «la linea di resistenza dei difensori della censura si sposta via via che sorgono nuovi mezzi di sempre più rapida e immediata diffusione delle idee». Per approfondire questa caratteristica di durevolezza e insieme di frequente metamorfosi, sono qui raccolti contributi che abbracciano oltre un secolo, dall’Italia preunitaria allo Stato liberale, dalla dittatura fascista alla repubblica (da Manzoni a Testori, da Arrighi a Bernari, da Papini a Gadda), e includono forme di censura in senso lato, come l’autocensura e l’edulcorazione dei testi per l’infanzia (Croce traduttore di Basile, Primo Levi).SOMMARIOPremessa di Giovanni Battista Boccardo e Luca Carlo RossiSAGGIMargherita Centenari, La Storia della Colonna infame tra censura, autocensura e censure ideologiche »Massimo Castellozzi, «L’opera del poliziesco lapis». La censura austriaca nelle rievocazioni di Cletto Arrighi e di altri scrittori patriotiAnna Modena, Censure di guerra senza rimedio: due casi per l’editore FacchiArianna Saggio, «Un implacabile atto di accusa al presente»: Tre operai di Carlo Bernari e la censura fascistaFlavia Erbosi, La «parola “incriminata”»: gli scrittori e la censura teatrale (1944-1962)Raffaele Vitolo, «Squarciamàfaro», «pisciaturo», «guallera»: sondaggi sulle censure nella traduzione crociana del Cunto de li cuntiGiulia Raboni, «Una misteriosa convenzione». La tregua di Primo Levi e le varianti scolasticheINEDITI E RARIGadda, Germi e Un maledetto imbroglio. Un’intervista di Ettore Zocaro, a cura di Francesco VenturiLa lingua a processo. Dante Isella in difesa dell’Arialda di Giovanni Testori, a cura di Giovanni Battista BoccardoMARGINIIl testo violato e l’inchiostro bianco. Varianti d’autore e potere (Anna Taglietti)Volontà d’archivio. L’autore, le carte, l’opera (Michelangelo Fagotti) Federico Sacco, «Gli editori sono dei gran noiosi». Casi e vicende dei romanzi di Jean Genet tra Francia e Italia (Francesco Ottonello) ABSTRACTS

Svevo ma anche Italo

Fonti italiane in Svevo e altri saggi

di Francesca Riva

editore: Interlinea

pagine: 184

Nella sua Trieste multietnica, Italo Svevo ha intercettato vari elementi di profondo cambiamento e li ha posti accanto a quelli della tradizione. Spingendosi al di là dell’innegabile componente mitteleuropea, il presente volume indaga l’influenza della letteratura italiana su questo scrittore, autodidatta e lettore onnivoro, pronto ad attingere a vasti (e a volte opposti) contenuti culturali. Egli, ponendosi al crocevia tra passato e futuro, ha tramutato in forme nuove i modelli della tradizione, da Dante e Petrarca a Manzoni, letti attraverso il fondamentale filtro desanctisiano; nello stesso tempo, però, mediante una originale rielaborazione delle fonti, ha anticipato i principi delle teorie psicanalitiche. Il libro esamina inoltre il rapporto dell’autore triestino con l’assoluto, scandaglia le relazioni famigliari nella Coscienza e analizza la malattia di Zeno, di cui si rilevano le frequenti “attività visive”.

Da Novara all’Italia

Carlo Negroni (1819-1896) nel bicentenario della nascita

a cura di Davide Bruno De Franco, Elisabetta Fiocchi Malaspina, Claudio Rosso

editore: Interlinea

Politico, giornalista, avvocato, dantista, professore universitario, intellettuale poliedrico: in questo libro, nato da un convegno nel bicentenario della nascita a Novara, viene presentata la figura di Carlo Negroni nelle sue numerose sfaccettature. Il volume a più voci ricostruisce la storia del personaggio piemontese: dalla fondazione della Banca Popolare di Novara agli studi su Dante Alighieri, dalla sua dedizione ai meno fortunati all’insegnamento giuridico a Torino, senza tralasciare la sua notevole capacità negli affari. Quest’opera propone uno spaccato della vita in una città di provincia di fine Ottocento e permette di conoscere a fondo un protagonista che ha contribuito a plasmare Novara come oggi la conosciamo, ad esempio attraverso la fondazione dell’Opera Pia Negroni, ancora attiva, e il lascito di molti suoi averi, compresi il suo palazzo e i suoi manoscritti, alla biblioteca civica che oggi porta il suo nome. 

Il consenso e la forza

L’ultimo discorso del 30 maggio 1924

di Giacomo Matteotti

editore: Interlinea

pagine: 84

Nell’agosto di un secolo fa, nel 1924, fu trovato il corpo di Giacomo Matteotti, giornalista, politico e segretario del partito socialista unitario. Chiamato “Tempesta” per il carattere focoso, Matteotti, 39 anni, era stato rapito e ucciso il 10 giugno 1924, dopo che il 30 maggio aveva pronunciato in parlamento un discorso contro le irregolarità e le violenze che avevano condizionato le elezioni di primavera, le ultime prima della dittatura. Il suo discorso era stato un atto d’accusa clamoroso e aveva suscitato grande ira tra gli esponenti del partito fascista. Una pagina nera della storia italiana, ricostruita attraverso il testo integrale del discorso e arricchita da un saggio di Francesca Rigotti, filosofa e saggista, già docente di teoria politica e dottrine politiche alle università di Gottingen e della Svizzera italiana a Lugano.Con un saggio di Francesca Rigotti.

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