Informazioni importanti
PDF SU WWW.TORROSSA.IT
titolo | L’Inferno di Dante riscritto in milanese |
autore | Carlo Porta |
curatori | Pietro Gibellini, Massimo Migliorati |
Argomento | Letteratura (narrativa, poesia, saggistica...) Poesia in dialetto |
Collana | Lyra, 93 |
marchio | Interlinea |
Editore | Interlinea |
Formato |
![]() |
Pagine | 136 |
Pubblicazione | 2021 |
ISBN | 9788868573881 |
La prima traduzione del poema di Dante in un dialetto italiano si deve a Carlo Porta. L’Inferno in versi milanesi, seppur frammentario, rappresenta il vero inizio della poesia portiana. Sospesa com’è tra emulazione e parodia, tra slancio verso il sublime e controcanto comico-realistico, la ricreazione dialettale produce un testo originale e assai godibile. Dispersi qua e là nelle edizioni delle poesie portiane, i frammenti dell’Inferno milanese sono qui riuniti, ordinati e riprodotti a fronte dell’originale dantesco. Il libro è introdotto da un ampio saggio di Pietro Gibellini e reca le retroversioni in italiano approntate da Massimo Migliorati.
«A mitaa strada de quell gran viacc
che femm a vun la voeulta al mond da là
me sont trovaa in d’on bosch scur scur affacc,
senza on sentee da podè seguità»
«Un libro da collezione per celebrare i 700 anni dalla morte dell'Alighieri. Mistero e meraviglia» ("Il Giornale")
Poeta milanese per antonomasia, Carlo Porta (1775-1821) passa la vita nella sua città, che nella stagione compresa tra il “Caffè” e il “Conciliatore” si afferma come capitale della nostra cultura, oltre che del Regno d’Italia creato da Napoleone. Funzionario nella banca di Stato, coltiva la passione per il teatro, recitando come attore dilettante, e soprattutto quella della poesia in dialetto. Difende il milanese dagli attacchi dei puristi e, attraverso il realismo e la comicità, interpreta le istanze dei romantici, nelle cui file milita durante l’aspra polemica contro i classicisti. Saluta con entusiasmo l’arrivo dei francesi ma condanna poi la loro prepotenza, spera nel ritorno di un’Austria illuminata ma non esita a criticare la restaurazione dell’Antico Regime. Dei suoi versi escono edizioni parziali nel 1817 e nel 1821, prima che la stampa luganese del 1826, diffusa di contrabbando, offra il corpus complessivo. La satira sociale, lo schietto realismo, il brioso umorismo fanno di Porta un ponte tra Parini e Manzoni, che alla morte dell’amico riconosce il suo «talent admirable», pur lamentando che lo abbia esercitato solo nel dialetto. Lodato da Stendhal e da Foscolo, Porta ci lascia testi indimenticabili, nei quali mette in caricatura dame sussiegose e ignoranti (La nomina del cappellan, La preghiera), canzona preti senza vocazione (Ona vision, El Miserere) e dà finalmente voce agli umiliati e offesi dal potere e dalla vita: Giovannin Bongee, il Marchionn di gamb avert, la Ninetta del Verzee. Il suo vivace linguaggio, che svaria dal dialetto plebeo al “parlar finito”, dal latinorum agli idiomi stranieri, fa di lui un campione della linea espressionistica lombarda, anzi europea. Nel 2021 Interlinea ha pubblicato L’Inferno di Dante riscritto in milanese, a cura di Pietro Gibellini e Massimo Migliorati, in edizione a tiratura limitata di 333 copie nel 700° anniversario della morte di Dante Alighieri.
Quanto sia al cascià pussee spavent
in tra el bosch e la mort gh’è pocch de rid,
ma gh’eva anca el sò bon, vel cunti, attent