Nosgnor

Titolo | Nosgnor |
Sottotitolo | Lamenti, preghiere e poesie in cerca di un Dio vicino e lontano |
Autore | Giovanni Tesio |
Argomento | Letteratura (narrativa, poesia, saggistica...) Poesia in dialetto |
Collana | Passio, 62 |
Marchio | Interlinea |
Editore | Interlinea |
Formato |
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Pagine | 224 |
Pubblicazione | 2020 |
ISBN | 9788868573171 |
Come scrive sant’Agostino, si prega «meglio coi gemiti che con le parole, più con le lacrime che con i discorsi». È allora possibile invocare un Dio di cui si sospetta l’assenza ma da cui si attende ostinatamente un segnale? Affidarsi a una disperata profezia d’esistenza che dissolva la propria voce in un silenzio assoluto? È la tensione di Giovanni Tesio che accoglie in questo suo diario letterario la quotidianità più arida e disarmata convertendo l’assenza-presenza spirituale in una oralità povera, di antica e per questo dialettale, ma sempre nuova, risonanza: «qui c’è non altro che parole: parole che tentano se mai di dire un pianto».
Biografia dell'autore
Giovanni Tesio

Giovanni Tesio (1946), già ordinario di Letteratura italiana presso l’Università del Piemonte Orientale A. Avogadro, ha pubblicato alcuni volumi di saggi (l’ultimo, La luce delle parole, per Interlinea, nel 2020), una biografia di Augusto Monti che ha avuto un seguito nel volume di saggi Augusto Monti. Letteratura e coscienza democratica (Araba Fenice, 2023), una monografia su Piero Chiara, molte antologie. Ha curato per Einaudi la scelta dall’epistolario editoriale di Italo Calvino, I libri degli altri (1991), riedito da Mondadori negli Oscar trent’anni dopo la prima edizione. Molto ha lavorato intorno a Primo Levi di cui ha pubblicato per Einaudi la conversazione Io che vi parlo (2016) e due volumi su vita e opere presso Interlinea: Primo Levi. Ancora qualcosa da dire (2018), Primo Levi. Il laboratorio della coscienza (2022). Sempre presso Interlinea ha pubblicato un pamphlet in difesa della lettura, della letteratura e della poesia, I più amati. Perché leggerli? Come leggerli? (2012), un “sillabario” intitolato Parole essenziali (2014) e due antologie dedicate alla poesia e alla prosa della Shoah, Nell’abisso del lager (2019) e Nel buco nero di Auschwitz (2021), e ancora, sempre per Interlinea, un’antologia dedicata a Pavese, Donne appassionate. Poesie d’amore e di morte (2022) e un’antologia dedicata alle poesie sulle piante, Anche gli alberi cantano (2024); infine una nuova riflessione sulla poesia, La poesia in gioco (2023) e una sulla lettura, Nel bosco dei libri (2024), ambedue per Lindau. La sua attività poetica, dopo esordi lontani, è sfociata nella pubblicazione di un canzoniere in piemontese di 369 sonetti, intitolato Vita dacant e da canté (Centro Studi Piemontesi, Torino 2017), poi seguito da tre titoli editi da Interlinea, Piture parolà (2018) tradotto in francese (14 seconde. L’art réfléchi dans un sonnet) da Perle Abbrugiati, Nosgnor (2020) e Paròla, amisa mia (2024). Nel 2018, presso Lindau, è uscito il suo primo libro di narrativa, Gli zoccoli nell’erba pesante, cui è seguito il Diario di un camminante (2024), che raccoglie l’esperienza compiuta del cammino di Santiago. È tra i membri della collana di poesia “Lyra” e dirige la collana “Diramazioni” presso l’editore Carabba di Lanciano. È stato per trentacinque anni collaboratore di “La Stampa”, cui ha ripreso a collaborare, ed è condirettore della rivista “Letteratura e dialetti”.
Un brano del libro
Nosgnor – l’é bel – lo penso ’ncheuj che ti, l’é bel nen fete voghe a ti për ti, l’é bel che ’l tò invisìbil a sia ’n blòch ch’as lassa nen ësciapé ’n tanti tòch. Mi ’t diso ’ncheuj che tut as fa vardé e gnente ch’as risparmia a nòsta vista e mach ën tl’oghe as mosta la conquista përchè mach ël visìbil fa pensé: scapa, Nosgnor, e scapa sempe ’d pì, stërma la facia, stërmte ai nòsti sguard, scancela toa presensa ’d mincadì, statne pressios e fate gnun riguard se mi bëstëmio tuta costa assensa përchè l’é cost ël sens ëd la toa essensa. |
Signore, tu che mi stai col fiato sul collo tu sei vicino a me come il destino, ma io non ti cerco, vivo il mio crollo e sento che nel crollo c’è la mia fine. Tu sei tutto un silenzio trattenuto ma da questo tuo silenzio pare venire un piccolo ronzio che è sottile sottile come le api fanno sui fiori d’aprile. La tua divinità, Signore, mi succhia dentro con il succhiello, col suo pungiglione, e io sento il solletico come di un ago. Tuttavia non mi basta e, ago o fiato, sono scontento, sono afflitto, perché non ti cerco, sono un pelandrone. |
Rassegna stampa per Nosgnor
Notizie che parlano di: Nosgnor
L’é pa da pòch capì ch’it l’has vorsù / fé dl’òm – e donca ’d mi – na creatura / che da la toa autëssa it l’has sërnù / për fela conformà a toa misura. / Mi sai nen demne pas – o almanch m’ësmija – / ma toa distansa a l’é tròp foravìa