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titolo | I miei poeti tradotti |
autore | Luciano Erba |
curatore | Franco Buffoni |
Argomento | Letteratura (narrativa, poesia, saggistica...) Poesia straniera |
Collana | Lyra, 45 |
marchio | Interlinea |
Editore | Interlinea |
Formato |
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Pagine | 312 |
Pubblicazione | 2014 |
ISBN | 9788882128326 |
Luciano Erba (Milano, 1922-2010), una delle voci più alte della poesia italiana del Novecento, è stato, oltre che pregevole traduttore, un fine francesista e comparatista, studioso in particolare del primo Seicento, della poesia simbolista e della letteratura del primo Novecento francese. Rifugiato in Svizzera nel novembre del 1943, grazie a una borsa di studio riesce a frequentare nel 1944 l’università di Losanna e a seguire, nel 1945, i corsi di Gianfranco Contini all’università di Friburgo. Si laurea all’Università Cattolica di Milano nel 1947, quindi si trasferisce a Parigi, dove è assistente di Lingua e letteratura italiana, fino al 1950.
L’attività letteraria di Luciano Erba (Milano 1922-2010) si profila all’altezza degli anni cinquanta, con l’uscita delle prime tre esili raccolte (Linea K, del 1951; Il bel Paese, 1955; Il prete di Ratanà, 1959), l’inclusione nell’antologia Linea lombarda di Luciano Anceschi (1952) e la curatela dell’antologia Quarta generazione. La giovane poesia (1945-1954) in collaborazione con Piero Chiara (1954). Erba, all’epoca redattore della rivista “Itinerari” (1953-1954), èda poco rientrato in Italia da Parigi, dove era stato dapprima borsista e quindi insegnante dal 1947 al 1950. Tornato a Milano, inizia a lavorare all’Università Cattolica come professore incaricato di Letteratura francese, dal 1955 al 1963, mentre dà alle stampe anche il primo volume in versi un po’ più corposo, Il male minore, sotto le insegne dello “Specchio” Mondadori (1960).
Agli anni dell’infanzia e della prima giovinezza Erba riserverà sempre una certa reticenza che diverrà, del resto, fondativa anche per la sua poetica e che filtrerà l’esperienza della fuga in Svizzera, nel 1943, e i tentativi di soccorso dei rifugiati ebraici. Milano resterà comunque per Erba la città d’elezione, anche dopo una parentesi negli Stati Uniti (1963-1966) durante la quale collabora con la redazione di “Poetry”, celebre rivista letteraria con sede a Chicago. Scarse sono le composizioni in versi che risalgono a questi anni e che verranno recuperate solo un quindicennio più tardi, a partire dalla pubblicazione da Guanda del Prato più verde dopo un lunghissimo silenzio (1977). Con il ritorno in Italia, nel 1967, Erba, in veste di francesista, pubblica il saggio Magia e invenzione. Studi su Cyrano de Bergerac e il primo Seicento francese, che rimarrà uno dei suoi principali interessi di accademico. Si occuperà anche di traduzione – Huysmans, Ponge, poesia simbolista e primonovecentesca – arrivando a occupare la cattedra di Letteratura francese all’Università Cattolica di Milano dal 1985 al 1997. Le sue traduzioni saranno raccolte in Dei cristalli naturali (1991) e I miei poeti tradotti (2014), a cura di Franco Buffoni.
Gli anni ottanta saranno tra i più fruttuosi sul versante poetico, con la pubblicazione della prima summa Mondadori, Il nastro di Moebius (1980), che raccoglie tutta la produzione precedente e sarà poi seguita dal Cerchio aperto (1983) e dal Tranviere metafisico (1987) presso Scheiwiller, confluite a loro volta nell’Ippopotamo Einaudi con qualche inedito (1989). Il decennio è fitto di riconoscimenti: il Viareggio al Nastro di Moebius, il Baguttaal Tranviere (da cui è tratto uno spettacolo teatrale a Novara) e il concerto di Schumann all’Angelicum di Milano in occasione del conferimento del premio Librex-Guggenheim all’Ippopotamo.
Le raccolte degli anni novanta, L’ipotesi circense da Garzanti (1995) e Negli spazi intermedi da Scheiwiller (1998), cadenzano l’uscita di un pulviscolo di microvolumetti, che confermano la postura marginale consciamente assunta da Erba con Come quando in Crimea (Laghi di Plitvice, Lugano 1992), Soltanto segni (Rotary club Sud, Milano 1992), Verso Quasar (quae Casar olim dicta erat), Variar del verde e Capodanno a Milano (curate da Scheiwiller rispettivamente 1992, 1993 e 1996). Il nuovo millennio si apre sotto il segno di una collaborazione con Mondadori, che stampa una nuova raccolta, Nella terra di mezzo (2000), e subito dopo negli “Oscar” la seconda summa, Poesie (1951-2001) a cura di Stefano Prandi, presto integrata da Remi in barca (2006) che recuperava anche testi risalenti addirittura agli anni trenta. Intanto cura una fortunata antologia con Roberto Cicala, Natale in poesia, più volte ristampata. Sono quindi seguite raccolte più esili, secondo l’usus più tipicamente erbiano, pubblicate da Interlinea (Si passano le stagioni nel 2002 e Un po’ di repubblica nel 2005; con un omaggio per gli 80 anni nel 2003, 80 poeti contemporanei, a cura di Silvio Ramat), dai Quaderni di Orfeo (Le contraddizioni nel 2007 e Già che vai di là nel 2010) e, l’anno stesso della morte, dal microeditore milanese Il ragazzo innocuo (Fantasia e memoria, 2010).
«Ma oggi è un giorno al duale / amo, dunque io sono, io e te siamo. / «Cara, se guardi sopra Porta Venezia / c’è una nuvola che ha la faccia di Lincoln.» / Lei mi risponde al telefono / «la mia nuvola ha la faccia di Marx» (Luciano Erba in L’ippopotamo, Interlinea 2022)
La tête La guillotine est le chef-d’oeuvre de l’art plastique |
La testa Capolavoro d’arte plastica è |