Il «dolore minimo» del titolo esprime la complessa condizione transessuale pronunciata con grande potenza poetica, volta a infrangere, per la prima volta in Italia, il muro del silenzioso tabù culturale. La giovane autrice Giovanna Cristina Vivinetto racconta la sua rinascita luminosa con versi, delicati e profondissimi al tempo stesso, che hanno fatto parlare Dacia Maraini e Alessandro Fo di caso letterario dell’anno. «Quando nacqui mia madre / mi fece un dono antichissimo. / Il dono dell’indovino Tiresia: / mutare sesso una volta nella vita», narra Giovanna Cristina Vivinetto, che, in questo dirompente diario in versi, confessa: «non mi sono mai conosciuta / se non nel dolore bambino / di avvertirmi a un tratto / così divisa. Così tanto parziale».
Biografia dell'autore
Giovanna Cristina Vivinetto
Giovanna Cristina Vivinetto è nata a Siracusa nel 1994. Laureata in Lettere, vive attualmente a Roma, dove si è laureata in filologia moderna all’Università La Sapienza. Dolore minimo (Interlinea, Novara 2018), è primo testo in Italia ad affrontare in versi la transessualità, è stato recensito dalle maggiori testate giornalistiche e letterarie. È la vincitrice della VII edizione del premio Cetonaverde Poesia Giovani, della 59°a edizione del premio San Domenichino Città di Massa, del 63° Premio Ceppo Pistoia 2019 Selezione Poesia Under 35 e della 90° Premio Internazionale Viareggio-Rèpaci come Opera prima.
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Il caso editoriale esploso sui social e ripreso da "Repubblica" di un nostro libro, Dolore minimo, attaccato su Facebook. La replica dell'autrice: "L'amore per la vita è il modo migliore di rispondere all'odio"
"Il caso letterario dell'anno" secondo Dacia Maraini e Alessandro Fo. Per la prima volta una poetessa transessuale riversa in poesia il "Dolore minimo" della transizione infrangendone il tabù culturale.
Il 2021 muove i primi passi nei primi giorni dell’anno dando la mano a un artista nato un secolo fa, che ha attraversato il Novecento tenendo compagnia, con i suoi colori e con la sua fantasia, a grandi e bambini.
«Oh Dio, come lontani camminano gli uomini! / come lontano il filo del tuo chiamare! / L’acqua cresce e cresce quell’oscurità della notte / che fa morire la vita nella vita»